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Editoriale

La morte di Elisabetta, quale futuro per il Regno Unito?

Anche se non è lecito meravigliarsi per la scomparsa di una persona di 96 anni, senza dubbio la morte di Elisabetta II rappresenta un problema per il Regno Unito. Regno che, in realtà, tanto unito non è.

Le pulsioni indipendentiste della Scozia, quelle meno forti del Galles e le nuove tensioni nell’Irlanda del Nord rendono ancora più difficile la situazione in un Paese che, dopo la Brexit, non attraversa un periodo particolarmente felice dal punto di vista economico e sociale.

L’idea era che, uscendo dall’Unione Europea, il Regno Unito avrebbe rafforzato i tradizionali legami con il Commonwealth, l’organizzazione di 56 Stati indipendenti accomunati dalla loro passata appartenenza all’Impero britannico.

Il problema è che proprio Elisabetta ha rappresentato per decenni il punto di equilibrio, il vero collante del suddetto Commonwealth. Se andate in Australia, Canada o Nuova Zelanda trovate i ritratti della regina ovunque, poiché lei era comunque il Capo di Stato.

Ma godeva di grande popolarità anche nelle ex colonie che hanno scelto di diventare Repubbliche, per esempio Malta. Elisabetta incarnava alla perfezione lo spirito monarchico, sempre attenta a non interferire nelle vicende politiche.

Non è detto che il figlio, salito al trono con il nome di Carlo III, riesca ad esprimere lo stesso carisma. Certamente è meno amato della madre anche per la vicenda di Diana. Pure la consorte Camilla, che diventa regina, non gode di grande popolarità.

Si tratta ora di vedere se l’istituzione monarchica, che è contestata da settori minoritari della popolazione, reggerà alla prova. E se la nuova premier conservatrice Liz Truss, sarà in grado di risolvere almeno parte dei problemi economici sul tappeto.

E’ certo, comunque, che con la scomparsa di Elisabetta finisce un’epoca, e non è detto che il Regno Unito torni al suo antico splendore. E’ probabile un rafforzamento dei tradizionali legami con gli USA, mentre è difficile prevedere un miglioramento dei rapporti – piuttosto tesi – con l’Unione Europea.

Michele Marsonet

Filosofo, Professore di filosofia della scienza e metodologia delle scienze umane, Presidente del dipartimento di filosofia e vicerettore per le relazioni internazionali dell’Università di Genova

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