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Editoriale

La mina vagante Donald Trump

Il panorama politico negli USA sta diventando sempre più confuso. Come se non bastassero i guasti prodotti dalla cancel culture e dal wokismo, ora abbiamo pure un candidato presidenziale arrestato e sotto inchiesta per vari motivi.

Si tratta, com’è noto, dell’ex presidente Donald Trump, che si è ricandidato per le elezioni del 2024. Causa scatenante sono i pagamenti illeciti alla ex pornostar Stormy Daniels, che ha rivelato i dettagli del rapporto con il tycoon newyorkese.

Ben più grave, tuttavia, è l’accusa rivolta a Trump di aver in qualche modo favorito l’assalto al Campidoglio, effettuato dai suoi sostenitori il 6 gennaio 2021.

Il Partito democratico, ma anche molti esponenti repubblicani, accusano l’ex presidente di “golpismo”, vale a dire di aver tentato di ovviare alla sua sconfitta elettorale con metodi violenti. Tipici dell’America Latina, ma non degli Stati Uniti.

L’accusa è grave, soprattutto perché sono stati divulgati i filmati dell’assalto in cui i fan di Trump devastano un edificio simbolo della democrazia USA, attaccando anche la polizia (ci furono dei morti).

Ovviamente il dibattito in America è acceso. Nonostante tutto, Trump può ancora contare su una consistente base elettorale che si rifà al suo celebre slogan “MAGA” (Make America Great Again).

Le critiche coinvolgono lo stesso Partito repubblicano. Secondo recenti sondaggi Trump controllerebbe tuttora il 70% del Partito. Gli esponenti a lui contrari potrebbero contare sul 30%.

Non è poco. Sommandola ai voti democratici, questa fronda porterebbe alla sconfitta repubblicana nel 2024 se Trump fosse davvero candidato dal Partito.

Proprio per questo, sia pur velatamente, parecchi maggiorenti repubblicani stanno tentando di convincerlo a non presentarsi (compito arduo, conoscendo il personaggio).

Si attende ora di vedere quali saranno le mosse del governatore della Florida, l’italo-americano Ron DeSantis. E’ favorito, ma solo se Trump rinuncia alla candidatura. Le prossime elezioni USA, insomma, potrebbero essere fonte di contestazioni infinite, proprio come le ultime.

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Michele Marsonet

Filosofo, Professore di filosofia della scienza e metodologia delle scienze umane, Presidente del dipartimento di filosofia e vicerettore per le relazioni internazionali dell’Università di Genova

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