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Editoriale

La diffusione dei corsi online

La diffusione dei corsi online. Le differenze tra il nostro sistema universitario e quello delle nazioni anglosassoni sono note, e bisogna purtroppo ammettere che la bilancia pende a loro favore. E’ verissimo che la crisi è ormai presente ovunque, e anche negli Stati Uniti si assiste da tempo a una diminuzione complessiva e costante degli iscritti. Pure in quel contesto, insomma, crescono i dubbi circa l’utilità della laurea e molti giovani preferiscono entrare subito nel mercato del lavoro rinunciando al titolo accademico.

Ammetto tuttavia di essere rimasto piuttosto sorpreso leggendo un articolo di Thomas L. Friedman sul New York Times intitolato “Revolution Hits the Universities”. Friedman è uno dei più noti editorialisti americani e vincitore del premio Pulitzer.

La rivoluzione di cui parla riguarda l’educazione online, vale a dire i corsi universitari impartiti con mezzi telematici senza che lo studente debba frequentare fisicamente le lezioni. Si apprende dall’articolo che negli USA tali corsi incontrano un successo crescente, tanto che parecchi dei più famosi atenei americani hanno imboccato con decisione questa strada.

Sono sorte numerose piattaforme informatiche utilizzate da università del calibro di Stanford, Harvard e M.I.T., con un numero di iscrizioni notevole e, come ho detto sopra, in crescita costante. Friedman ritiene che questa strategia sia molto utile per consentire a giovani di ottenere una buona formazione, e ai meno giovani di aggiornare le loro conoscenze per migliorare la posizione lavorativa.

Ovviamente i corsi online costano assai meno di quelli normali. E’ noto che la tassazione universitaria negli Stati Uniti è assai alta e spesso scoraggia l’iscrizione. Anche il sistema dei “prestiti d’onore” è entrato in crisi poiché, una volta terminato il loro percorso formativo, gli ex studenti non riescono a restituire alle banche i fondi in precedenza ottenuti a causa della difficoltà di trovare un impiego stabile.

Naturalmente non tutto funziona alla perfezione. Il numero degli abbandoni, per esempio, è altissimo, e solo una minoranza giunge al termine del percorso. Inoltre si registrano spesse lamentele circa la scarsa interazione con i docenti. Friedman è tuttavia convinto che la situazione migliorerà via via che i corsi online verranno perfezionati. Non solo. Gli atenei USA non puntano unicamente al mercato interno, ma stanno espandendo l’offerta agli studenti di altri Paesi. Il vantaggio è evidente. Un cinese o un indiano che sogna di studiare negli Stati Uniti ha ora la possibilità di farlo senza muoversi da casa. Per fare un solo esempio, 40.000 studenti di 113 Paesi si sono iscritti ai corsi online di Princeton.

Occorre riflettere su questi dati poiché, da noi, i corsi a distanza non hanno una buna fama dopo l’esperienza della pandemia, quando sono diventati in pratica obbligatori.

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Michele Marsonet

Filosofo, Professore di filosofia della scienza e metodologia delle scienze umane, Presidente del dipartimento di filosofia e vicerettore per le relazioni internazionali dell’Università di Genova

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