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Editoriale

La censura si diffonde nelle università inglesi

La censura si diffonde nelle università inglesi. Eravamo convinti che l’incredibile fenomeno dei classici letterari e filosofici censurati riguardasse soprattutto gli atenei americani, inclusi molti dei più prestigiosi quali Harvard, Princeton, Yale, M.I.T., etc.

Ora si apprende invece, con un certo sgomento, che il trend si sta diffondendo a macchia d’olio pure nelle università del Regno Unito. Quest’ultimo, assieme agli USA, è da sempre ritenuto il Paese dove vige la più completa libertà di pensiero e di espressione. Meglio sarebbe dire “vigeva”, considerato quanto sta accadendo.

Le opere di William Shakespeare, Charlotte Bronte, Agatha Christie, Charles Dickens e molti altri sono sottoposte alla mannaia della censura poiché giudicate “pericolose”. La ragione? L’eccessiva violenza che si trova nelle pagine dei suddetti classici.

Circa 140 atenei britannici ritengono che tali opere siano, per l’appunto, dannose per la salute mentale dei giovani che frequentano i loro corsi. E’ quanto risulta da un’inchiesta del quotidiano Times, il quale ha inoltre rivelato di aver incontrato grandi ostacoli nel suo svolgimento.

Molti docenti, infatti, hanno rifiutato di rispondere alle domande per paura di ritorsioni da parte delle autorità accademiche. Nonché per il timore che i genitori degli alunni, i quali spesso condividono l’attività censoria, li accusassero di negligenza al punto di mettere in pericolo il loro posto di lavoro.

Il risultato è che tanti classici sono stati eliminati dalle liste di lettura, mentre altri sono stati retrocessi al rango di semplici “testi facoltativi”. Gli esempi si sprecano.

Nelle liste dei capolavori proibiti o semplicemente “sconsigliati” rientrano 1984 di George Orwell, Frankenstein di Mary Shelley e addirittura Il vecchio e il mare di Ernest Hemingway (anche se nessuno, finora, è riuscito a capire perché il capolavoro dello scrittore americano sia finito nell’elenco dei “dannati”).

Sorprendente pure la censura inflitta a Romeo e Giulietta di Shakespeare, anche se in questo caso la spiegazione viene fornita. L’immortale storia d’amore conterrebbe infatti, secondo i censori, troppi omicidi violenti e troppe crudeltà. Ne consegue che le giovani menti degli allievi potrebbero esserne influenzate in modo negativo e permanente.

Si tratta insomma dell’ultima manifestazione della cancel culture e del politically correct che stanno avvelenando il mondo dell’istruzione superiore nelle due maggiori nazioni anglosassoni, e non è difficile prevedere che avremo una generazione di studenti ignoranti e incapaci di rapportarsi alla vita reale.

Per fortuna in Italia – almeno finora – il fenomeno si è manifestato soltanto con piccoli segnali, senza diffondersi. Ma non si può mai dire. E’ possibile che, nel prossimo futuro, da noi venga censurato Pinocchio per le scene di crudeltà che il libro di Collodi contiene.

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Michele Marsonet

Filosofo, Professore di filosofia della scienza e metodologia delle scienze umane, Presidente del dipartimento di filosofia e vicerettore per le relazioni internazionali dell’Università di Genova

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