Che negli ultimi due decenni la televisione sia cam
biata è palese. Poi, se è migliorata o peggiorata,
lo faremo decidere agli archeologi nel futuro pross
imo venturo. Una cosa, però, è certa: rispetto a
un piatto genuino, se proponi la stessa minestra ri
scaldata più volte, il sapore non sarà mai lo stess
o.
Ne è la dimostrazione la nuova edizione del “Karaok
e”, condotta da Angelo Pintus con la regia di
Roberto Cenci. Gli ascolti non stanno premiando e,
in poche righe, posso spiegarne il motivo.
Partiamo dalla location, quella piazza che da luogo
di semplice divertimento negli anni di
Tangentopoli è diventata una vera e propria arena d
ove indignarsi, urlare o, in relazione alla
trasmissione in questione, dove bisogna cantarglien
e quattro al politico di turno.
Mi soffermerei anche sulla scelta del conduttore ch
e sarà pure uno dei comici più amati di Colorado
ma quella figuraccia a Sanremo non si può cancellar
e in un istante. E se anche Beppe Fiorello, che
si faceva chiamare Fiorellino, non è riuscito a egu
agliare lo stesso successo del fratello Rosario,
poteva riuscirci Pintus?
Aggiungiamoci il fatto che ora si canta non per div
ertirsi ma per diventare famosi e firmare un
contratto con una casa discografica e il gioco è fa
tto. E gli ascolti, confermano tutto questo.
Se alcuni programmi all’epoca avevano fatto il boom
d’ascolti, riproporli al giorno d’oggi sarebbe
un azzardo. Anche “La Corrida”, con la conduzione p
rima di Scotti poi d’Insinna, dopo un po’ di
anni si è fermata perché non aveva più seguito. E s
oprattutto, perché il pubblico è cambiato.
Le aspirazioni di chi partecipa ad un programma son
o cambiate. Nei game show ci si va, nella
maggioranza dei casi, per pagarsi il mutuo. Non si
partecipa più a qualsiasi show per gioco, ma per
avere il massimo della popolarità col minimo sforzo
. Solo per questo, ogni remake ha il sapore
amaro dell’harakiri.
Ora ci manca solo il ritorno di “Sarabanda”, e il s
olo pensiero di rivedere l’Uomo Gatto m’inquieta.
Matteo Lupini