I lavori del G20 hanno confermato che la Federazione Indiana è destinata ad avere un peso crescente nello scenario internazionale. E questo nonostante i dubbi sulla politica interna del suo premier Narendra Modi, che sta favorendo in modo aperto la popolazione indù a scapito delle molte minoranze, con particolare riferimento a musulmani e cristiani.
In effetti l’India, partendo da condizioni di povertà assoluta quando conquistò, il 15 agosto 1947, l’indipendenza dal Regno Unito, ha iniziato una corsa che l’ha condotta a diventare la quinta potenza economica mondiale, con l’obiettivo dichiarato di scalare ulteriormente la classifica.
Ha infatti un Pil di 3000 miliardi di euro e un tasso di crescita annuale del 6,1 %, ormai superiore a quello cinese. Com’è noto la Repubblica Popolare è il suo nemico storico, anche se negli ultimi tempi si sono registrati segnali di avvicinamento. Da notare un fatto curioso. Nonostante le condizioni disastrose del suo sistema sanitario, l’India ha superato la pandemia prima e meglio di Pechino. In Cina i continui lockdown totali non hanno funzionato e, al contrario, hanno molto rallentato l’economia. New Delhi ha lasciato maggiore libertà e, alla fine, tale strategia ha pagato.
L’India sta pure diventando la prima potenza demografica del mondo, superando la stessa Cina. Un tempo sarebbe stato giudicato un segnale negativo. Ora invece lo si valuta positivamente, poiché indica la presenza di una popolazione giovane e in grado di sostenere anche in futuro il sistema pensionistico. Nella Repubblica Popolare, invece, la politica del figlio unico (modificata solo di recente) produce allarme crescente per l’avvenire di tale sistema.
Che il peso dell’India sia cresciuto lo si vede anche dal fatto che può resistere senza eccessivi problemi alle pressioni pro-Ucraina degli occidentali, e in particolare degli americani. Sin dai tempi dell’URSS ha infatti rapporti di amicizia e cooperazione con Mosca, che evidentemente non intende modificare. Modi si è limitato – al pari di Xi Jinping – a mettere in guardia circa i pericoli dell’uso di armi nucleari, senza condannare ufficialmente l’invasione putiniana. Gioca insomma senza remore, su ogni tavolo possibile, consapevole di essere corteggiata da tutti.
Proprio per questo il governo italiano, e non solo quello attuale, cerca di stringere i rapporti di cooperazione economica, scientifica, militare e culturale. Ormai superata la lunga crisi dei due marò imprigionati nel 2012, Roma trova ora porte aperte, anche perché non ha vertenze coloniali da superare.
Ad aziende come Leonardo e Fincantieri New Delhi fa ponti d’oro, e le prospettive di cooperazione sono adesso molto migliori rispetto ai tempi dei governi Monti e Conte. L’essenziale è comunque capire che la Federazione Indiana avrà un futuro da protagonista sulla scena globale, ragion per cui va evitato qualsiasi atteggiamento di superiorità.
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