5 GIUGNO 2017 –
Sicuramente i Rutuli , fieri avversari dell’eroe troiano Enea, ebbero momenti migliori di quelli attuali, nonostante l’uccisione del re Turno e la distruzione della loro Città. Sicuramente, con l’arrivo di un migrante mitico, come l’esule proveniente dall’Asia Minore, per Ardea iniziò un lungo periodo di alterne fortune, sino a divenire municipio romano nel quarto secolo a.C., dopo essere stata contaminata e coinvolta dagli etruschi e fagocitata dai Latini. La rappresentazione dello spirito violato dagli eventi tuttora perdura nel mare orfano di bandiere blu, nel litorale ingabbiato dagli insediamenti consortili, dal rifiuto di una eredità complessa, onerosa, ma onusta di valori e di gloria, come quella del Numicum inselvatichito, di Castrum Inui alla mercè dello smaltimento selvaggio di rifiuti, della Torre di San Lorenzo separata in casa, del Manzù e del Califano rifiutati e vilipesi, depredati delle opere conferite alla Città d’adozione, in cui avevano creduto e anche della loro dignità, oltre tomba. Eppure, Ovidio e Virgilio, Cesare Augusto, si sono parecchio scomodati per un luogo simbolo, un territorio elettivo per la storia di Roma, che nel 390 a.C. sarebbe potuta cambiare se Furio Camillo non le fosse corso in soccorso, partendo proprio da Ardea, dove un anno prima si era ritirato in esilio volontario. Diciamo che Marco Furio era stato messo in discussione per una questione di crine di cavallo, di colore bianco ed esagerato, discusso, quello dei suo destrieri durante il trionfo, dopo la vittoria su Vejo. In ogni caso, una Città come Ardea, piccola, ma grandissima per la sua storia e per le sue risorse culturali e territoriali, avrebbe ben altro ruolo da recitare, solo che lo volesse attraverso i suoi amministratori, quelli nuovi, frutto di elezioni giunte in anticipo, a conclusione di un periodo davvero sofferto. Ora, per colui che risulterà vincitore, il nuovo Enea, maschio o femmina, purché sia, si prospettano prove di coraggio, quelle del governare, di non indifferente portata, posto che il sindaco sarà sostanzialmente solo a fronte di una Presidente di Area Metropolitana, schiacciata dalla emergenza Roma e di una Regione Lazio alternativa nella composizione politica del potere e finora poco incline al sostegno nei confronti della Pentapoli, delle città del Litorale a sud di Roma. Qualcuno sostiene che bisognerà lavorare sodo, prefiggendosi obiettivi come quelli di mettere ordine nel territorio abbandonato , nella sicurezza, nei servizi primari, nel decoro, nel turismo, nei consorzi abitativi, nel funzionamento degli uffici, nel commercio, nell’immigrazione, nell’ambiente, nell’agricoltura, nell’occupazione, nelle scuole, nella sanità, nell’assistenza alle famiglie, nell’abusivismo, nelle aree demaniali, nel fenomeno del randagismo, nel commercio, nello smaltimento rifiuti, nella gestione delle risorse storico-culturali, a cominciare dalle aree archeologiche, nella lotta ad ogni forma d’inquinamento, nella sistemazione delle strade e delle aree verdi … Basterebbe questo elenco incompleto di problemi per scoraggiare chiunque, ma non basta, perché il tema della criminalità, diffusa nelle più diverse forme, aumenta l’insicurezza e mina la determinazione con cui bisogna agire, soprattutto in una fase emergenziale. Certo, mi ripeto, Ardea, come capita per Aprilia, Nettuno, Anzio e Pomezia non può essere decontestualizzata da un fenomeno più generale, che vede in Ostia – Decimo Municipio e quindi nella stessa Roma la madre di tutte le battaglie, peraltro in corso con un commissariamento. Non ci dimentichiamo che Ardea soffre anche per una viabilità che vede nella Via Laurentina, con la sua pericolosità, una pesante “spada di Damocle” e nella mancanza di una linea di metropolitana su ferro, piuttosto che un collegamento strategico con l’Aeroporto Leonardo da Vinci e con il Porto di Civitavecchia, quindi vittima suo malgrado del permanere di un handicap demenziale, che si aggiunge al disastro che ha colpito da anni tutta l’area ex Cassa per il Mezzogiorno, implosa economicamente. Per questo, torno a suggerire una forte alleanza sulla base d’intenti comuni, che coinvolga tutte le amministrazioni del Litorale, a prescindere da ogni sorta di suicidi pregiudizi . Dunque, in mancanza di un miracolo, non rimane che auspicare il ritorno almeno nello spirito del condottiero Enea, principe degli esuli e re degli immigrati.