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Editoriale

Il riarmo dei Paesi dell’Europa orientale

Tra le varie conseguenze dell’invasione dell’Ucraina, va annoverata anche la grande corsa al riarmo dei Paesi dell’Europa orientale. In particolare quelli che confinano con la Federazione Russa o con i suoi Stati-satellite come la Bielorussia.

Si tratta di nazioni che un tempo facevano parte del Patto di Varsavia, e che sono poi entrate nella NATO. Molte di loro non si sentono pienamente garantite dall’Alleanza Atlantica, e decidono quindi di rafforzare con dovizia di mezzi le loro forze armate.

A guidare questa tendenza è la Polonia, che ha tra l’altro anche il problema del confine comune con la enclave russa di Kaliningrad. Varsavia sta procedendo a massicci acquisti di armi occidentali avanzate dopo l’uso efficace che ne hanno fatto gli ucraini. E’ noto, a tale proposito, il timore atavico che i polacchi nutrono nei confronti dei russi sin dai tempi degli zar, e ben presente pure nell’epoca sovietica.

Il governo di Mateusz Morawecki ha programmato una “lista della spesa” di grandi dimensioni. Le forze armate di Varsavia dovrebbero passare da 120mila a 300mila uomini. Si prevede pure una spesa pari al 3% del Pil, quindi superiore al limite del 2% fissato dalla NATO. Verranno comprati elicotteri d’attacco, batterie di missili antiaerei “Patriot”, aerei da combattimento, carri armati “Hyundai” di produzione sudcoreana e obici semoventi.

Importante inoltre il proposito di acquistare 200 lanciarazzi USA M142 “Himars”, che vengono tuttora usati dall’esercito americano. Gli “Himars” si sono dimostrati particolarmente efficaci quando gli ucraini li hanno usati contro i mezzi corazzati di Mosca e le concentrazioni di truppe russe, favorendo in modo significativo le controffensive dell’esercito di Zelensky.

Dotati di grande precisione di tiro, questi lanciarazzi hanno determinato una svolta nel conflitto ucraino. Sono ovviamente molto dispendiosi, giacché ogni esemplare costa 5,5 milioni di dollari. I polacchi sostengono di avere fondi sufficienti ad affrontare spese simili, ma vi sono dubbi al riguardo. La Polonia, infatti, non è in condizioni economiche brillanti ed è afflitta da una inflazione molto alta.

L’esempio di Varsavia viene ora seguito da altri Paesi dell’Europa dell’Est. Dalla Romania in primis. Ma anche le tre nazioni baltiche, Estonia, Lettonia e Lituania si stanno adeguando acquistando grandi quantitativi di armi avanzate, da utilizzare in vista di un eventuale attacco russo. Gli “Himars”, in particolare, saranno presenti pure sul fronte baltico.

Stesso discorso per la Finlandia che, dopo aver deciso di entrare nella NATO, sta rafforzando a ritmo intenso le proprie forze armate, preoccupata dal lunghissimo confine con la Federazione Russa.

Si tratta di una situazione che Putin, invadendo l’Ucraina, non aveva certo previsto. Prima la Russia era circondata da nazioni militarmente deboli, mentre ora se le ritrova armate fino ai denti, inclusa ovviamente la stessa Ucraina.

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Michele Marsonet

Filosofo, Professore di filosofia della scienza e metodologia delle scienze umane, Presidente del dipartimento di filosofia e vicerettore per le relazioni internazionali dell’Università di Genova

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