Il fenomeno calcio. Che il calcio sia in alcune nazioni, inclusa ovviamente la nostra, ben più di un fenomeno di costume è cosa nota. Si sono scritti molti libri su questo argomento, e la produzione continua senza posa. Non mi riferisco solo alle grandi firme sportive – l’esempio classico è Gianni Brera – che parlano o parlavano di football da analisti appassionati, bensì di sociologi, psicologi e filosofi che ne fanno oggetto di indagine scientifica (nel senso delle scienze sociali).
Ricordo di aver visto commenti sdegnati su giornali quotidiani, blog e social networks dopo una vittoria degli azzurri in semifinale sulla Germania. Motivo dello sdegno le vignette e le parole irriverenti, e a volte addirittura sconce, riguardanti la ex cancelliera Angela Merkel e i tedeschi in genere. Almeno un paio di quotidiani nazionali si erano distinti pubblicando titoli a dir poco volgari in prima pagina.
E’ interessante però notare che questa ondata di “sfoghi” immediati e spontanei non si era affatto verificata dopo una precedente vittoria sulla nazionale inglese. Anche in quel caso le vignette non sono certo mancate. Ma si trattava, tutt’al più, di qualche immagine della regina Elisabetta con gli occhi pesti o della traduzione in inglese del termine “cucchiaio”, evocante un bel rigore realizzato da Pirlo.
In alcuni Paesi, come dicevo prima, il calcio è importante perché coinvolge emotivamente un numero altissimo di persone, e il fatto va accettato senza troppo storcere il naso. A chi si meraviglia occorre rammentare che il coinvolgimento emotivo suscitato dallo sport non è certo una caratteristica della nostra epoca. Succedeva già nell’antica Roma e a Bisanzio, e anche a quei tempi gli imperatori sfruttavano abilmente la situazione per incrementare il loro potere personale.
Riflettiamo allora in modo pacato e “a posteriori”, giacché chi scrive non è affatto innocente e confessa senza remore di essere preda del tifo quando si gioca. Facile dimostrare l’importanza del calcio se torniamo per un attimo alla differenza delle reazioni seguite alle due vittorie su Inghilterra e Germania.
L’idea di un’Europa finalmente unita e priva di conflitti è bellissima, e tanti di noi continuano a credere in essa a dispetto delle enormi difficoltà che oggi viviamo. Tuttavia i rancori atavici tra i vari popoli europei si risvegliano subito, e in modo preoccupante, a ogni stormir di foglia. Basta una partita di calcio, e soprattutto il dopo-partita, per capirlo.
Nessuno riuscirà mai a convincere gli italiani che i tedeschi sono simpatici, e mi pare che gli spagnoli concordino in toto con noi. A loro volta i tedeschi amano molto Italia, Spagna e Grecia per la loro bellezza e i tesori artistici che possiedono, ma tale amore non si trasferisce ai rispettivi abitanti. Recitava un post apparso su Facebook dopo la vittoria azzurra sulla Germania: “Abbiamo perso soltanto quando ci siamo alleati con voi”. Non è vero, come sappiamo, ma difficile per molti resistere alla tentazione di scriverlo.
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