Lo stabilimento Ideal Standard di Roccasecca chiude e mette a rischio 500 posti di lavoro, tra dipendenti diretti e lavoratori dell’indotto. Un colpo mortale all’economia, già precaria, del territorio frusinate, hanno sentenziato i sindacati, che sono pronti a dare battaglia per impedire la definitiva cessazione dell’attività di questa azienda storica, aperta alla fine degli anni sessanta e oggi leader in Europa nel settore della produzione di rubinetteria e sanitari per bagni.
Giovedì 6 dicembre in Regione Lazio si terrà un incontro con le sigle sindacali; mentre il 14 dicembre è previsto un tavolo al Ministero dello Sviluppo Economico. Intanto è partita la mobilitazione da parte dei lavoratori, che si sono riuniti davanti allo stabilimento per protestare.
La posizione dei sindacati
“Le nostre preoccupazioni – spiegano i segretari generali di Ugl Chimici, Femca Cisl, Filtcem Cgil e Uiltec Uil Valente, Valeriani, Chiarlitti e Piscitelli – espresse nei mesi scorsi per la mancata presentazione del piano industriale, erano fondate. Si tratta di un provvedimento assurdo perché il sito di Roccasecca produceva ricchezza anche grazie ai sacrifici fatti dai lavoratori, che hanno rinunciato a parte dello stipendio per garantire la produzione. La fabbrica di Roccasecca ha sempre lavorato bene sfornando prodotti di qualità e le commesse non sono mai mancate, tutto ciò ci lascia attoniti“.
Di inaudita gravità per come è stata comunicata la decisione da parte della Ideal Standard parlano il segretario generale della Cgil di Roma e del Lazio Michele Azzola e il segretario generale della Filctem Cgil di Roma e del Lazio Ilvo Sorrentino, che evidenziano l’assenza di un “confronto con le organizzazioni sindacali e in spregio ai lavoratori che in questi anni hanno sopportato gli effetti della crisi in termini economici e occupazionali”.
I due sindacalisti chiedono alla politica di farsi sentire e auspicano che “la società venga invitata a ritirare la procedura e chiamata a presentare il piano industriale, pretendendo il puntuale rispetto di tutti gli impegni e innanzitutto di quelli sottoscritti in questi anni presso il Mise”.
Le ragioni della multinazionale
La decisione della Ideal Standard (che in Italia ha altri tre siti, a Trichiana, Milano e una piattaforma logistica a Bassano Bresciano), “giunge dopo mesi di approfondite analisi e la valutazione di varie opzioni e alternative, volte ad assicurare la maggiore efficienza possibile per l’azienda e a garantire la competitività nel lungo periodo” ha sottolineato in una nota la stessa multinazionale.
“Queste analisi – ha aggiunto – non hanno fornito soluzioni a lungo termine adeguate alle problematiche strutturali che devono essere affrontate a Roccasecca”.
Ideal Standard si dice “consapevole della gravità di questa decisione e intende ridurre quanto più possibile l’impatto sociale”, per questo intraprenderà “un dialogo costruttivo con i sindacati, le RSU e le istituzioni. Non ci aspettiamo alcuna interruzione di forniture per i nostri clienti. L’Italia continua ad essere un mercato chiave per Ideal Standard e l’azienda ha intenzione di mantenere una forte presenza in questo Paese”.
Mobilità, quindi, per i 316 dipendenti dello stabilimento di Roccasecca e futuro davvero incerto per chi fino ad oggi ha operato nell’indotto. Dal 2018 la produzione si sposterà altrove, dilaniando ulteriormente il tessuto industriale della provincia di Frosinone, già penalizzato dal licenziamento, solo un mese fa, di 532 interinali alla Fiat Chrysler di Piedimonte San Germano e da altri numerosi stati di crisi in ambito industriale.
La lettera
Il Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti ha scritto al Ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda chiedendo “la disponibilità del Ministero a promuovere un nuovo incontro con i vertici aziendali per trovare insieme una soluzione positiva” e misure “alternative al licenziamento”.
Continua Zingaretti: “Nel 2014, a seguito della scelta aziendale di procedere alla chiusura del sito di Orcenico (Friuli Venezia Giulia), la società garantiva la continuità produttiva presso i siti di Trichiana (Veneto) e Roccasecca (Lazio) mettendo in atto una ristrutturazione organizzativa – contenuta nel Piano Industriale 2015-2017 – che prevedeva investimenti idonei a rinnovare l’offerta dei prodotti e a migliorare la performance di processo.
Nel frattempo, al fine di salvaguardare l’occupazione, l’azienda ha fatto ricorso al Contratto di Solidarietà per i lavoratori del sito di Roccasecca (terminata nel 2014) e ha sottoscritto un contratto di secondo livello (il cui rinnovo avrebbe dovuto esserci a dicembre 2017) per ridurre il costo di lavoro”.
“Il 13 novembre – spiega ancora il governatore del Lazio – abbiamo invitato l’azienda a fornirci il piano industriale necessario per sostenere gli investimenti sullo stabilimento. Apprendiamo oggi che l’azienda ha cambiato idea: anziché procedere con gli investimenti ha deciso di chiudere lo stabilimento. Questa decisione è inaccettabile”.
Le reazioni politiche
Che “nulla sarà intentato” lo ribadisce anche Daniela Bianchi, consigliera regionale del gruppo “Insieme per il Lazio” e componente della Commissione “Sviluppo” della Pisana, precisando tuttavia che “siamo consapevoli che la decisione finale non spetta alle istituzioni. Per questo mi appello direttamente alla proprietà affinché faccia proprio il principio della responsabilità sociale”, anche perché “i dirigenti della Ideal Standard hanno sempre parlato di un aumento di produzione e di un fatturato in costante crescita”, tutti “risultati conseguiti anche grazie alla collaborazione e professionalità dei dipendenti dello stabilimento laziale”.
Solidarietà ai lavoratori della Ideal Standard è giunta dal consigliere regionale di Forza Italia del Lazio e presidente della Commissione Speciale Riforme Istituzionali Mario Abbruzzese.
“Siamo pronti a mettere in campo tutte le azioni possibili per scongiurare la chiusura di uno dei più importanti siti produttivi del basso Lazio ed evitare così un’ulteriore vertenza che, insieme alle altre già in corso, rischia di compromettere ancor di più gli equilibri socio-economici del territorio. Si mettano da parte gli steccati politici, le diversità di ideologia e si lavori uniti verso un unico obiettivo: salvaguardare i circa 550 posti di lavoro dello stabilimento e del relativo indotto”.
Secondo Abbruzzese, “la decisione dei vertici aziendali di chiudere questo sito produttivo, fiore all’occhiello dell’intera società in Italia e in Europa, è inaccettabile visto che era già stata superata una forte crisi attraverso investimenti sulle tecnologie produttive. Purtroppo, le preoccupazioni dei sindacati e quelle che il sottoscritto aveva sottoposto al governo regionale e nazionale con svariate interrogazioni, vista la mancanza di chiarezza da parte dei vertici dell’azienda sul piano industriale 2018-2020 che, tra l’altro, non è stato mai presentato, nemmeno al MISE, si sono rivelate fondate”.
A un’interrogazione parlamentare, sollecitata dallo stesso Abbruzzese e dall’onorevole Renato Brunetta, presidente dei deputati di Forza Italia, il Ministero dello Sviluppo Economico aveva espresso “preoccupazione per lo scarso dettaglio delle informazioni fornite dalla multinazionale riguardo il futuro produttivo dei due stabilimenti italiani e in particolare per quanto riguarda quello di Roccasecca, che rappresenta una importante fetta del mercato europeo e si distingue per produzioni di eccellenza di alta gamma”.
Lo sciopero all’Ideal Standard di Trichiana
Ma la Ideal Standard, annunciandone la chiusura, evidentemente la pensa in modo diverso e nel frattempo deve far fronte alle iniziative assunte dai 650 lavoratori della fabbrica di Trichiana, in provincia di Belluno.
Da queste parti hanno accolto con reale preoccupazione la notizia della cessazione dell’attività in Ciociaria. E hanno deciso di scioperare, in attesa di avviare altre iniziative di mobilitazione. Come riporta il Corriere delle Alpi “nella fabbrica della Sinistra Piave sono giornate di preoccupazione e subbuglio, nervosismo e apprensione. E lo sciopero non è solo di solidarietà: a Trichiana la preoccupazione è concreta, in quanto i due stabilimenti sono strettamente connessi e da due anni si trovano all’interno della stessa vertenza, dopo l’accordo siglato nel 2015 e che avrebbe previsto fino al 2020 la realizzazione di tutta una serie di obiettivi”.
di Antonio De Angelis
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