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Editoriale

I rapporti tra Biden e Zelensky

I rapporti tra Biden e Zelensky. L’attentato al ponte Kerch, voluto da Vladimir Putin per collegare la Crimea alla Federazione Russa, ripropone il tema dei rapporti tra USA e Ucraina. La nazione invasa dai russi dipende in modo essenziale dagli Stati Uniti, che continuano a rifornirla di armi modernissime e sofisticate, soprattutto grazie alle quali l’esercito di Kiev è stato in grado di passare all’offensiva e di riconquistare vaste parti del suo territorio.

Si ha tuttavia l’impressione che, spesso, gli ucraini procedano per conto loro ignorando gli inviti americani alla prudenza. Dettati, questi ultimi, dal timore che il capo del Cremlino possa prima o poi reagire ricorrendo alle armi nucleari.

Tra l’altro, i commandos e i servizi segreti ucraini stanno dimostrando di essere assai più efficienti di quelli di Mosca. Una clamorosa conferma giunge proprio dall’attentato che ha danneggiato il ponte Kerch, mettendo Mosca in grave difficoltà. E, giunti a questo punto, è plausibile ipotizzare che siano stati ancora gli ucraini a sabotare i due oleodotti Nord Stream 1 e 2. Certamente hanno dimostrato di averne la capacità.

Biden, al riguardo, lascia spesso trapelare una certa preoccupazione per il modo del tutto indipendente con cui Zelensky conduce la guerra. Pare di capire, insomma, che in molti casi gli ucraini non si preoccupino affatto di informare preventivamente il loro alleato più importante quando pongono in atto azioni eclatanti.

A volte, oltre alla preoccupazione, si percepisce anche irritazione da parte del presidente e dell’amministrazione USA che, vista la grande mole di finanziamenti elargiti al governo di Kiev, vorrebbero un maggiore controllo sul suo operato o, quanto meno, un migliore coordinamento.

Zelensky e il suo governo non paiono preoccuparsi molto delle riserve USA, e sembrano decisi a proseguire in modo autonomo il progetto di recuperare l’intero territorio, Crimea inclusa.

Anche per questo Joe Biden ha menzionato un possibile “Armageddon”, nucleare, soprattutto se al Cremlino dovessero prevalere i falchi che vogliono vincere la guerra ad ogni costo.

Gli americani dispongono certamente di strumenti di pressione. Sarebbe forse sufficiente rallentare in modo significativo l’invio di armi per ottenere da Kiev una maggiore prudenza. Il problema è che Congresso e opinione pubblica USA sono favorevoli all’Ucraina, il che rende assai difficile ogni tentativo di mediazione da parte del presidente.

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Michele Marsonet

Filosofo, Professore di filosofia della scienza e metodologia delle scienze umane, Presidente del dipartimento di filosofia e vicerettore per le relazioni internazionali dell’Università di Genova

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