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Editoriale

I funerali di Elisabetta e l’ombra del terrorismo

I funerali di Elisabetta e l’ombra del terrorismo. Per quanto a noi possa sembrare strano, non tutti nel Regno Unito provano dolore per la scomparsa della regina. Non avviene, per esempio, nei quartieri di Londra e di altre città popolati in prevalenza da immigrati dell’ex Impero.

Esempio paradigmatico è il quartiere londinese di Brixton dove, nel 1981, scoppiò una violenta rivolta anti-razzista che lo mise a ferro e fuoco. Ne furono protagonisti cittadini britannici giunti dai Caraibi.

Lo stesso dicasi per i quartieri a prevalenza musulmana. Chi conosce bene Londra sa che, percorrendo alcune aree (anche centrali), si ha spesso l’impressione di trovarsi in una città del Medio Oriente, con le donne a volto coperto e gli uomini con lunghe barbe in perfetto stile islamico.

Per la maggioranza di questi immigrati la famiglia reale – e non solo Elisabetta, definita “regina bianca” – incarna l’epoca coloniale, quando l’Impero britannico si estendeva in gran parte del mondo. E al colonialismo costoro, pur accolti nel Regno Unito, abbinano il razzismo.

Del resto sono innumerevoli gli attentati ad opera di islamisti radicali e, in passato, anche di terroristi irlandesi. Ovvio quindi che le autorità di polizia siano in allarme per la presenza a Londra dei maggiori leader politici mondiali.

La lentezza delle cerimonie funebri e il fatto che il loro percorso sia già noto ha indotto Scotland Yard e i servizi segreti di Sua Maestà a schierare un imponente apparato di sicurezza per evitare qualsiasi incidente.

C’è da dubitare, però, che il nuovo re Carlo III possa in futuro concedersi molti “bagni di folla” come quello che ha avuto luogo di fonte a Buckingham Palace sabato scorso.

Il multiculturalismo ha dei prezzi, certo non facili da pagare. Occorre augurarsi che Elisabetta abbia funerali degni della sua lunga vita spesa al servizio del popolo, e che nessuno osi macchiarne la memoria.

Tuttavia viviamo in tempi difficili, nei quali qualsiasi autorità viene contestata e il buon governo spesso non è riconosciuto. Occorre solo augurarsi che il grande affetto popolare non venga macchiato da minoranze violente.

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Michele Marsonet

Filosofo, Professore di filosofia della scienza e metodologia delle scienze umane, Presidente del dipartimento di filosofia e vicerettore per le relazioni internazionali dell’Università di Genova

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