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Editoriale

Gli artisti si rifiutano di cantare all’incoronazione di re Carlo

Che il re Carlo III sia assai meno popolare di sua madre, la regina Elisabetta, era già noto. Il carattere schivo, il matrimonio con Camilla e il ricordo mai sopito di Lady Diana sono tutti fattori che contribuiscono a metterlo in ombra. Del resto pare che lui stesso si attendesse delle difficoltà, temendo il confronto con la popolarità della madre defunta.

Nessuno però si attendeva che moltissime star del panorama musicale mondiale rifiutassero di esibirsi durante la cerimonia d’incoronazione del nuovo re, che avrà luogo al castello di Windsor il prossimo 6 maggio. Per la casata regnante, che porta lo stesso nome del castello in cui si terrà la cerimonia, si tratta indubbiamente di uno schiaffo difficile da reggere.

Anche perché Elisabetta, invece, riusciva senza fatica a riunire artisti intorno a sé, a volte addirittura di tendenze anti-monarchiche. Alla regina, insomma, non si poteva dire di no. Cosa che invece si può fare con il figlio e successore che, nonostante alcune scene calorose durante i funerali di Elisabetta, non è riuscito a entrare nel cuore dei sudditi.

La lista degli artisti che hanno rifiutato è lunga. Si va da Adele alle Spice Girls, da Ed Sheeran a Elton John. Quest’ultimo è il caso che sorprende meno, giacché il cantante era molto amico di Lady Diana, alla quale aveva dedicato dopo la sua morte il noto brano “Candle in the Wind”, poi diventato un successo internazionale. Tra i pochi sì si registrano quelli di Kylie Minogue e di Lionel Richie.

Non si tratta, come potrebbe sembrare, di notizie di poco conto. Molti avevano previsto che la popolarità di casa Windsor, giunta al culmine con Elisabetta, sarebbe calata con il figlio. E conta in senso negativo pure la pubblicazione del libro del principe Harry – presto diventato un best-seller – che getta ombre sull’intera casa regnante.

La situazione è aggravata dalla grave crisi economica e sociale che sta attraversando il Regno Unito. La “Brexit”, contrariamente alle aspettative, ha avuto più effetti negativi che positivi, al punto che molti reclamano un nuovo referendum per abolirla. Si deve poi menzionare la forte inflazione e un’ondata di scioperi che ha coinvolto tutti i settori produttivi e l’amministrazione pubblica, paralizzando il Paese in più occasioni.

Con Elisabetta la monarchia aveva un ruolo di equilibrio, e la regina non esitava, pur essendo attenta a non infrangere il protocollo, a intervenire quando la situazione diventava pericolosa. Non pare, almeno finora, che Carlo possieda tale abilità, e questo non lascia presagire nulla di buono per casa Windsor e per il Paese.

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Michele Marsonet

Filosofo, Professore di filosofia della scienza e metodologia delle scienze umane, Presidente del dipartimento di filosofia e vicerettore per le relazioni internazionali dell’Università di Genova

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