Di Ruggero Alcanterini
Tornando a Bruno Zauli e all’immenso solco da lui tracciato nella storia del nostro Paese, non soltanto per l’atletica e per lo sport, devo ricordare con affetto le sue attenzioni per me, diciannovenne, alla ricerca di notizie per la redazione sportiva dell’Agenzia Italia. Eravamo nel 1961 ed io socchiudevo le porte degli uffici nel Palazzo H al Foro Italico, piuttosto che nel Palazzo delle Federazioni, in Viale Tiziano. Pippo Molinari, storico ex caporedattore del Littoriale/Corriere dello Sport, si era trasferito all’AGI e mi istruiva giorno per giorno sulle incursioni da compiere per strappare notizie, che non fossero di cronaca spicciola. Allora, l’avvocato Mario Mazzuca, piuttosto che Amos Matteucci, braccio destro di Marcello Garroni, Alfonso Castelli, vice segretario generale della FIDAL o il direttore della Biblioteca Nazionale dello Sport, Veschi, etc. diventavano i miei obiettivi, mentre nel Salone d’Onore campeggiava l’enorme drappo verde, Foglia di fico del CONI, a copertura di un segreto, che oggi farebbe la gioia di Donald Trump (L’Apoteosi del Fascismo di Luigi Montanarini) e il Garroni sfrecciava per i corridoi sulla sua bici da bersagliere. Così, un bel giorno del 1961, fui fermato dal mitico Assistente in “divisa” della Presidenza, Giannetta, che mi comunicò con atteggiamento sornione un messaggio del Segretario Generale: lui mi aspettava per le ore 21. Abitavo a Piazzale Clodio e andai a piedi. Zauli mi voleva conoscere e mi disse che apprezzava il mio impegno al punto di volermi aiutare con anticipazioni e piccole esclusive. In quei due anni scarsi che lo separavano dal volo con Borea, mi chiamò a “rapporto” più volte e in una di quelle occasioni, tirò fuori i suoi appunti con la Formula della Coppa Europa. Fu dopo quella anticipazione d’Agenzia, che fece prendere un buco clamoroso alla “Rosea”, La Gazzetta dello Sport, che il Direttore, Gualtiero Zanetti, mi fece chiamare dal capo della “romana” Michele Galdi e mi spedì a fare subito un servizio ad Ascoli Piceno, dicendomi, dopo aver valutato i miei “baffetti” da giovane sparviero: “Ma sei tu Alcanterini ? Vieni a lavorare con noi. Sicuramente ci costi meno dell’Agenzia! “. Nel frattempo, Alfonso Castelli, curatore di Atletica, la mitica testata creata da Zauli nel 1933, mi aveva affidato il ruolo di corrispondente da Roma; ne sarei poi divenuto Direttore Responsabile, confortato da un “gigante” come Augusto Frasca, dal 1969 al 1990. Ecco, dunque un piccolo esempio di come Zauli intercettava le risorse umane e le finalizzava, anche con quello che sembrava essere un minimo impegno ed in realtà era ben altro. Ma come ho scritto ieri, sulla figura di Zauli e soprattutto sulla sua eredità progettuale, occorrerà andare in conclave e spero che l’aver tirato via il tappo, con il prezioso volume di Gianfranco Colasante, significhi poterlo fare presto… (nelle foto, Zauli con Zanetti, io con i “baffetti da sparviero”, la storica testata “Atletica” con un mio articolo del 1965, un disegno di Mancioli, artista e medico legato a Zauli, infine una foto di redazione insieme con Galdi).
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