«L’arte del pizzaiolo napoletano è patrimonio culturale dell’Umanità Unesco». Lo annuncia il Ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali Maurizio Martina su Twitter. «Vittoria! Identità enogastronomica italiana sempre più tutelata nel mondo», sottolinea. Dopo 8 anni di negoziati internazionali, a Jeju, in Corea del Sud, voto unanime del Comitato di governo dell’Unesco per l’unica candidatura italiana, riconoscendo che la creatività alimentare della comunità napoletana è unica al mondo.
«Congratulazioni Italia», ha twittato l’Unesco per cui, si legge nella decisione finale, «il know-how culinario legato alla produzione della pizza, che comprende gesti, canzoni, espressioni visuali, gergo locale, capacità di maneggiare l’impasto della pizza, esibirsi e condividere è un indiscutibile patrimonio culturale».
Per l’Italia si tratta del 58esimo «Bene tutelato», il nono in Campania. Con grande soddisfazione, ha annunciato la vittoria in diretta Facebook la delegazione italiana che sull’isola sudcoreana ha seguito da vicino i lavori del Comitato Unesco. Questo il tweet del Ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali, Maurizio Martina.
L’Organizzazione delle Nazioni Unite ha premiato il lungo lavoro del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali che nel 2009 aveva iniziato a redigere il dossier di candidatura con il supporto delle Associazioni dei pizzaiuoli e della Regione Campania, superando i pregiudizi di quanti vedevano in questa antica arte solo un fenomeno commerciale e non una delle più alte espressioni identitarie della cultura partenopea. Il dossier della candidatura e la delegazione sono stati coordinati dal professor Pier Luigi Petrillo.
La leggenda vuole che Giugno 1889 il cuoco Raffaele Esposito (pizzaiolo accreditato dell’invenzione) fu convocato al Palazzo di Capodimonte, residenza estiva della famiglia reale, perché preparasse per Sua Maestà la Regina Margherita le sue famose pizze. Per la prima volta venne così realizzata con pomodoro, mozzarella e basilico, che rappresentavano la bandiera italiana.
Ogni giorno, solo in Italia – ricorda la Coldiretti – si sfornano circa 5 milioni di pizze nelle circa 63mila pizzerie e locali per l`asporto, taglio e trasporto a domicilio: Tutto l’anno si lavorano, in termini di ingredienti, 200 milioni di chili di farina, 225 milioni di chili di mozzarella, 30 milioni di chili di olio di oliva e 260 milioni di chili di salsa di pomodoro.
12 miliardi di euro, almeno 100 mila lavoratori fissi nel settore, ai quali se ne aggiungono altri 50mila nei fine settimana. Sono i dati dell’Accademia Pizzaioli e divulgati dalla Coldiretti. Gli americani sono i maggiori consumatori con 13 chili a testa mentre gli italiani guidano la classifica in Europa con 7,6 chili all’anno. A seguire ci sono gli spagnoli (4,3), i francesi e i tedeschi (4,2), i britannici (4), i belgi (3,8) e i portoghesi (3,6). Chiudono la classifica gli austriaci con 3,3 chili di pizza pro capite annui.
L’Antico Grottino, situato in Via Aldobrandini 25 ad Anzio è uno dei locali storici più conosciuti del territorio. Qui dall’ultimo anno del secolo scorso il maestro pizzaiolo Ernesto Parziale ha iniziato la sua attività mettendo a disposizione il suo talento innato per deliziare i palati dei suoi ospiti diventando ben presto la mascotte della vera pizza napoletana. Oggi «il maestro», continua a far collezione di premi nazionali e internazionali, diventando il vero leader nella bontà della pizza tradizionale regalando ad Anzio i veri sapori partenopei.
In occasione del riconoscimento Unesco che premia l’Arte del pizzaiolo napoletano abbiamo voluto intervistare Ernesto, il famoso pizzaiolo napoletano ci ha parlato di com’è nata la sua passione per l’arte della pizza, delle specialità create nella sua pizzeria e del sogno di ospitare un giorno Papa Francesco.
Com’è nata la tua passione per l’arte della pizza e quando hai iniziato?
«Ho iniziato all’età di nove anni. A Napoli, nel quartiere dove abitavamo, ogni sabato e domenica mattina con mio padre Franco sfornavo 400 pizze fritte. Qui è iniziata la mia passione. Oggi mi sono realizzato e sono diventato un pizzaiolo professionista grazie a papà. Lui mi ha insegnato questo mestiere e mi è sempre stato vicino».
Hai vinto tantissimi premi a livello internazionale e nazionale. Qual è la vittoria a cui sei più legato?
«Sicuramente quella del 2004 a Napoli. Partecipai al trofeo Caputo all’età di 25 anni e arrivai secondo in una gara di soli pizzaioli napoletani. Primo arrivò mio zio. Confrontarmi solo con pizzaioli napoletani è stato durissimo. Lì c’era tutta Napoli, e sono arrivato secondo per anzianità, perchè ero arrivato prima io. Dopo questa esperienza sono stato vincitore di moltissimi premi a livello nazionale e internazionale: Campione olimpico a Salerno nel 2004, Pizzaiolo dell’anno a Lariano nel 2010, Campione del Mondo a Roma nel 2011, Campione del Mondo a Ciampino nel 2014, vincitore della Coppa Mediterranea a Menfredonia nel 2016, vincitore del premio Pizza sotto le stelle a Caserta nel 2016 e vincitore del Master Cup 2016 in Svizzera».
Quali sono le specialità della pizzeria di Ernesto Parziale?
«Sono tante, dalla pizza classica alla pizza fritta. Particolari anche alcune mie creazioni che consiglio. Le nostre montanare sono squisite, è una pizza fritta messa al forno con pomodoro, mozzarella, basilico e parmigiano. A volte la facciamo farcita con broccoletti e salsiccia ma anche con pancetta, ricotta, sale e pepe. Consiglio anche la pizza con il cornicione ripieno di salsiccia e broccoletti (Antico Grottino 2) condita con pomodoro, pachino, provola, basilico, parmigiano e un pizzico di pepe. La mia preferita è quella con il polpo, il pescato di Anzio, realizzata con polpo, pachino, percorino e mozzarella».
Qual è il segreto per fare una buona pizza napoletana?
«L’arte della pizza, che di certo non posso divulogare. Bisogna essere profondi conoscitori del proprio mestiere e usare il lievito madre. Consiglio di dare massima attenzione al tempo, fare la pizza non è semplice, bisogna osservare molto la temperatura perchè la lievitazione è importantissima. Il confronto con la temperatura esterna è indispensabile».
Da dove trai ispirazione per la creazione di una nuova pizza? A chi ti piacerebbe far assaggiare una tua creazione?
«La creazione la creo dai primi piatti. In Italia abbiamo tanti cuochi bravissimi, dalla cucina mediterranea e dai suoi prodotti prendo un buono spunto per fare una buona pizza. Mi piacerebbe farla assaggiare a due personaggi che ammiro: lo chef Carlo Cracco e soprattutto Papa Francesco».
Siamo arrivati alle festività natalizie. Qual è il tuo ricordo più bello legato al Natale?
«Sicuramente con la mia famiglia a Napoli. Qui con mia madre e mio padre sentivo un’atmosfera diversa. Eravamo una famiglia unita».
Massimiliano Gobbi
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