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Calcio

E’ PIU’ FACILE GIOCARE A SAN SIRO CHE DA GIULIETTA… VERONA – JUVENTUS 0 -1

PERIN 6 Un paio di bloccaggi a terra e poi tanto freddo. Buon per lui (e per noi) che i tiratori veronesi non inquadrano la porta nemmeno col mirino di Enola Gay. Tutto sommato, ad averne altri di pomeriggi tranquilli come questo.
BREMER 7 Nel 1° tempo si produce in un anticipo da urlo su Lasagna. Nella ripresa dirige il traffico nell’ingorgo causato dalla confusione creata dalla generosità scaligera. Unico neo, un rinvio corto di testa che alimenta una ripartenza da corta distanza. E buttala via, Gleison!
BONUCCI 6 Mi sembra la parodia di “Tempi moderni”, alle prese con la macchinosità di se stesso, degnamente raffrontata dagli ingranaggi che stritolano Charlot. Gli resta in repertorio un unico asso: la “gambetta alta” alla Cannavaro. Dopo 5 minuti gli costa il giallo, a 5 minuti dalla fine gli potrebbe costare un rigore sanguinoso. Una volta tanto il V.A.R. “grazia” Leo, perché il fallo lo subisce e non viceversa. Sembra quasi che Bonny si stia impegnando per arrivare alla pensione, come se gli mancassero ancora delle marchette.
DANILO 6,5 Questa volta Allegri lo schiera a sinistra, per poi spostarlo a destra quando esce Cuadrado. Danilo è l’esatto replicante del Duca di Mantova nel Rigoletto: “Questa o quella, per me pari sono…” Non fa differenza, anche nel rendimento. La maglia numero 6 a fine gara è zuppa, sempre.
CUADRADO 6,5 Ha a che fare con i giocatori più rognosi del Verona: dapprima Doig, poi Kallon, soffrendo il giusto, ma mai mollando. Beve una volta, ma salva tante altre. Crossa in mezzo a cercare una testa amica, ma la serata è da difesa ad oltranza. All’entrata di Lazovic, motorino perpetuo, il mister pensa bene di tutelarsi concedendo un meritato riposo a Vinavil (ALEX SANDRO 4 e 8 4 Se si ragiona da pensatori “un tanto al kilo”. In poco tempo becca un giallo ed un rosso, lasciando la Juve a difendere in 10 un risultato fondamentale; 8 se si dà libero sfogo ai neuroni. Tra lui e Lasagna in fatto di corsa non c’è storia. E se Sandro lascia andare l’attaccante, avendo paura dell’ammonizione, ora staremmo forse a commentare un pareggio da delusione intergalattica. Alex calcola il fuori area e lì stende Lasagna, immolandosi alla causa. Cari juventini della mutua, invece di perdere forze ed energie a perculare il mister, perché non ripassate i fondamentali del gioco del calcio? Magari fate anche bella figura. E grazie tante, Alex Sandro!)
FAGIOLI 6,5 Non una prova da incorniciare, ma con lui in campo c’è maggiore geometria in mezzo, palloni non se ne perdono e Locatelli gioca sul velluto, quasi liberato da orpelli mentali. Lo frega il fisico: ogni volta che si avvicina un energumeno, Fagiolino salta in aria. E’ la legge del campo: tu sei tecnicamente superiore? E io ti meno!!! Gioiello da gestire con il bilancino, come finora fatto, nel tenerlo in panca e nel farlo giocare. Ma qui c’è polpa: il tempo dirà quanta. (MIRETTI 5,5 Entra perché ha corsa e gamba: possono venire utili a portare la palla il più lontano dalla porta di Perin. Missione fallita e si evince dall’arretramento della squadra che non ha più profondità. Ah, ragazzo, la tattica si apprende piano piano…)
LOCATELLI 6,5 Quanto è bella la libertà. Invece di avere sempre 2 attaccati addosso, con Fagioli se ne fa uno a testa. Il lecchese di nascita viene indietro sulla linea dei difendenti a dare la stura alla manovra, va in mezzo al campo a distribuire a testa alta, tanto c’è Fagioli smarcato e se gli serve un tiro dal limite, è come l’invito a nozze, anche se un pizzico di garra in più avrebbe uccellato Montipò. Ho l’impressione che la coppia juventina sarà la coppia della nazionale per i prossimi 7/8 anni. A meno ché Mancini si faccia irretire da quel “cascatore disonesto” di Barella… (PAREDES S.V. Tanto per cancellarlo dalla lista kilometrica degli infortunati…)
RABIOT 6,5 Pronti via, Adrien si defila largo largo a sinistra e il gioco lo taglia fuori per lunghi tratti. Però, il Rabiot di questi tempi ha una maturità tattica che lo aiuta nei momenti difficili a trovare lo spazio giusto al momento giusto. E così compare nell’ultimo quarto d’ora del tempo iniziale dando una spinta a strappi che impensierisce i gialloblù e poi dalla ripresa del gioco, si mette a dominare la trequarti avversaria con fiammate micidiali. Suo è l’assist al bacio che innesca Kean per la rete del vantaggio, rete che il proseguo della stagione dirà senza dubbio quanto importante. Costringere Deshamps a ritenerlo fondamentale per la Francia è la sua più bella vittoria.
MILIK 6 Punta che grida nel deserto e grida mica male, visto che è l’unico a dare profondità alla squadra. E’ una di quelle sere in cui il campo dispensa fatica e sofferenza e solo i più scafati reggono. Milik è uno di costoro. Confeziona un servizio a Kean leggermente corto, altrimenti si era in vantaggio assai prima.
KEAN 7 Il goal che incarta il Verona non è di fattura stilisticamente ineccepibile, ma di efficacia straordinaria. E’ una di quelle reti che si cerchiano con il pennarello rosso, poiché a fine stagione potrebbe essere di importanza capitale, come il goal di Fagioli a Lecce. Chi conosce il calcio sa bene che queste sono le pietre miliari per conseguire i risultati o, come nella fattispecie, non interrompere la serie positiva. Nella prima frazione, perennemente seviziato dal marcatore a francobollo, tiene ripetutamente la palla viva e la smista al compagno comodo a continuare l’attacco. E’ il compito della punta che arretra e che partecipa alla manovra. Bravo Moise, un passo avanti. Ah, avviso ai denigratori: a me pare che Kean giochi poco, ma che quando gioca, realizzi. Attenzione ai luoghi comuni… (DI MARIA 6 Venti minutini di esibizione. Di questi tempi avari di “numeri”, basta la corsetta in mezzo a brutti e belli, palla al piede, con una calma che nemmeno Allegri conosce, senza che nessuno si azzardi a portargli via il pallone, tutti ammirati da come si tratta l’attrezzo di gioco. Il biglietto ha così un senso. Dovrebbe tenere il pallone invece di tentare il tiro a un minuto dal fischio finale, ma al cuor non si comanda. Qualcuno gli spieghi che cosa è la Ragion di Stato.
ALLEGRI 6,5 Partita terribile da portare a casa. Il Verona è ultimo, ma c’è da chiedersi come mai, dato che abbiamo visto giocare peggio squadre che stanno davanti. Bocchetti sta decidendo di dare spazio a giovani interessanti e senza paura e se la cosa vale per i nostri giovani, invocati a gran voce dal popolo juventino, la stessa cosa vale per gli scaligeri. Psicologicamente riconfermarsi e non interrompere il momento positivo in campionato, è impresa poi non così banale. Centellinare le forze è d’obbligo, ma senza sacrificare l’obbiettivo. Un bel rebus, insomma, che Allegri risolve rischiando Bonucci al centro della difesa a 3. La caratteristica migliore del mister? Non essere talebano, ciò che, a pensarci bene, gli attira le ire funeste di tanti integralisti. Ebbene, ridisegna la difesa a 4 e allarga gli spazi di movimento in mezzo al campo, sostenendo gli attacchi di rimessa con più uomini e con una copertura più efficace di fronte ai tentativi veronesi. La cifra tattica del mister è questa: ogni componente è utile, anche disconoscendo le proprie convinzioni. Non è debolezza o incoerenza, ma grande capacità di sintesi e di conseguimento del “target”. Partite come quella di Verona, chi è “diversamente giovane” come chi scrive, se ne ricorda a centinai di migliaia, strappate con le unghie e con i denti da squadroni condotti da Trapattoni e Lippi, in campi di provincia, dove compagini mediocri erano pronte a vendere cara la pelle al cospetto della Juventus. E nel passato qualche domenica non particolarmente fortunata è stata contraddistinta da amarezze varie a Perugia, Ascoli Piceno, Catanzaro, Verona stessa, eccetera. Chi disconosce questa verità calcistica, lo fa per voler ribadire concetti ideologici o per sottolineare evidenti mancanze di argomenti. Nel frattempo è la prima volta che si raggiunge la zona Champions che non vuole dire essere appagati, ma che il mondo appare un briciolo più normale. Sotto con la Lazio, ora. Magari ci godiamo i mondiali da terzi, avete visto mai?

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Fabrizio Gerolla

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