Grande professionista di teatro, cinema, fiction, pubblicità televisiva, oltre che doppiatore, insegnante, regista e fine estensore di acuti saggi storici e d’inchiesta, Diego Verdegiglio ha dalla sua l’indiscussa bravura e quell’inarrestabile fervore professionale, intellettuale e giornalistico che emergono a piene mani nel magnifico e puntuale libro\intervista “Diego Verdegiglio, un attore allo specchio”, Academ editore, pag. 192, euro 18,00 (già prenotabile su www.academeditore.it, ed acquistabile nelle migliori librerie e store online) curato dal giornalista Roberto Messina e dedicato alla formazione, l’ispirazione, la pratica, le prospettive e gli approdi del suo straordinario percorso artistico: “Un’iniziativa che è stata accompagnata – chiarisce lo stesso Messina nella sua introduzione al volume – dalla certezza che non si trattasse di un lavoro qualunque, di uno scritto come un altro: ma di qualcosa di importante, arricchente e stimolante per tutti coloro che amano il cinema, la recitazione, il teatro e i loro infiniti e variegati ‘dintorni’”.
La carriera di Verdegiglio è nata e maturata a Catanzaro, l’amato capoluogo calabro dove ha mosso i primi passi frequentando la “storica” scuola di teatro e dizione del grande maestro Gianni Diotaiuti, aperta negli anni ’70. per poi trasferirsi a Roma e diventare presto brillante e disinvolto protagonista di numerosi film, fiction e sceneggiati: a cominciare da Nero Wolfe (nelle vesti del salernitano “Sordillo”, testimone di crimini), e poi, uno dei ruoli più belli, in Walter Chiari, fino all’ultima risata con Alessio Boni (nei panni del giudice che nel ‘70 condannò al carcere per possesso di droga il poliedrico attore e showman veronese, re del teatro leggero, grande parodista, protagonista dei rotocalchi rosa, compagno di storici “duetti” con Totò, Tognazzi, Campanini, Rascel); quindi in tanti, infiniti successi di Rai e Mediaset, come Valeria medico legale con Claudia Koll, Commesse con Veronica Pivetti, Un medico in famiglia con Lino Banfi, Il mio amico Babbo Natale accanto a Gerry Scotti, Don Bosco con Ben Gazzara, Tempo instabile con Luca Zingaretti e John Turturro, I miei primi 40 anni con Carol Alt, La tassista con Stefania Sandrelli. E ancora, grande interprete del presidente Cossiga nello sceneggiato Tv con Michele Placido, Aldo Moro il Presidente; quindi, accanto a Beppe Fiorello in Sarò sempre tuo padre; e con Vittoria Puccini nel film Tv Rai Altri tempi.
Come non bastasse, eccolo anche in famosi spot pubblicitari accanto a Renzo Arbore (per la regia di Alessandro D’Alatri), Antonio Banderas, Nino Manfredi, Giancarlo Magalli e Paola Tiziana Cruciani (per la regia di Leone Pompucci), diretto anche da Francesca Archibugi. Infine, indimenticabile, la pubblicità della “Duna” Fiat, di cui Diego narra senza menarne vanto… Ha poi lavorato, fra gli altri, con Pupi Avati, Vittorio Gassman, Carlo Lizzani, Gigi Proietti, Marco Bellocchio, Bruno Corbucci, Carlo Vanzina, Carlo Verdone, Lino Banfi, Lando Buzzanca, Luca Zingaretti, Antonio Albanese, Checco Zalone, Luca Manfredi, Pasquale Squitieri, Ricky Tognazzi, Giovanni Soldati.
Questo di Diego Verdegiglio è dunque un professionismo vero, ben espresso in particolare nel tanto teatro che ha fatto, e che fa, in cui si lascia apprezzare per la grande “maturità” artistica, la presenza scenica e la magnifica voce, “armi” vincenti della sua indiscutibile caratura attoriale.
Tra tanti attori e registi, racconta Verdegiglio: “Ho amato moltissimo la classe, il genio, la simpatia, la modestia e la bontà di Carlo Vanzina, affiancato dal grande Enrico, suo fratello. Oggi mi trovo molto bene con un regista all’apparenza burbero, ma invece di gran cuore, che ama circondarsi di attori amici. Mi ha diretto in ‘La stagione dei delitti’, ‘L’attentatùni’, ‘Soldati di pace’, ‘Pantani il pirata’ e ‘A mano disarmata’: è Claudio Bonivento. Con Carlo Verdone mi sono trovato non bene, ma benissimo. Di un tatto unico, un autentico gentleman, che ti spiega esattamente quello che vuole da te. Della stessa pasta anche suo fratello Luca e il loro padre, il professor Mario, che ebbi la fortuna di conoscere poco prima della sua scomparsa. Una famiglia bellissima. Fossero tutti così! Amo poi moltissimo la genialità di Nanni Moretti, anche se mi ha sempre considerato un attore troppo ‘commerciale’ e ‘televisivo’ per mettermi in un suo film: un amore non ricambiato. Ma ho fatto mia la massima di un artista straordinario del passato, Mario Carotenuto: ‘Io non scelgo, io lavoro’. Per cui non ho la ‘puzza sotto il naso’ di tanti colleghi che detestano la TV e fanno solo Cinema e Teatro”
L’attore cui si ispira, il suo modello? “Senz’altro Gigi Proietti. Un gigante dell’arte che meritava di vivere per sempre. Irraggiungibile. Ho avuto l’onore e il piacere di lavorare tre volte accanto a lui”.
Una lunga “carriera…: “Dal 1970 – spiega – non professionalmente. Dal 1977, col primo sceneggiato di Mario Foglietti e le esperienze radiofoniche alla Rai calabrese diretta all’epoca da Antonio Minasi in maniera professionale. A seconda di quale anno si voglia considerare, sono 52 anni, oppure 45 anni. Non ho quasi mai ricoperto ruoli da protagonista di grande rilievo, ma tantissimi ruoli medi e piccoli, nonché alcuni di importanza di cui vado fiero, come il ‘Cossiga’ nell’Aldo Moro con Michele Placido”.
Un ricordo del compianto Lando Buzzanca: “Ho fatto con lui in teatro due stagioni di ‘Don Giovanni’ di Molière, con la sua regia. Grande professionista. Esigente, ma giusto. Non tollerava sbavature durante le prove o in scena. Mi fece pagare cara una mia uscita sbagliata dal sipario. Forse ero distratto, perché era una serata col pubblico poco ‘caldo’, ma lui mi ‘tenne il muso’ anche quando andammo a cena dopo lo spettacolo. Poi ovviamente tutto si ricompose, perché sapeva essere molto amichevole e poi si affeziona agli attori con cui lavorava”.
Laureato in Lingue e Letterature Neolatine, Diego Verdegiglio è stato Docente di Discipline dello Spettacolo presso l’Università Popolare di Roma. Tra le sue opere Talièn de la pèire da Garroc, con Arturo Genre e Silvana Primavera (sulla minoranza di lingua occitana in Calabria), Alla conquista dello Spazio (scritto con l’autore di Rai1 Francesco Valitutti, Newton Compton), Ecco chi ha ucciso John Kennedy (Mancosu), La Tv di Mussolini (Castelvecchi). Ha collaborato con Olga Bisera ai volumi biografici Ho sedotto il potere (Gremese), Maktub (Maretti), Luciano Martino, un amore che vive (Fuoco) e con Antonella Lualdi Interlenghi al volume Io Antonella, amata da Franco (Manfredi). Recentemente ha reinterpretato Francesco Cossiga per la ricostruzione del delitto Moro nel programma M di Michele Santoro su Rai3.
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