(Adnkronos) –
Una riduzione delle emissioni, da qui al 2030, pari a 28 milioni di tonnellate di CO2 (raggiungendo così un livello di 73 Mton di CO2 al 2030 rispetto ad un obiettivo pari a 75 Mton di CO2) e un beneficio economico di 5,5 miliardi di euro. E' quanto stima lo studio 'Il ruolo delle soluzioni energetiche integrate per la competitività delle imprese italiane' di The European House – Ambrosetti in collaborazione con Edison Next – realizzato con il contributo e la partecipazione di importanti stakeholder del settore energetico e del mondo imprenditoriale. “La transizione energetica è una sfida che si articola su tre dimensioni, quella ambientale, quella sociale e quella della competitività, tema centrale, emerso in modo chiaro anche durante il confronto con le aziende e strettamente legato al costo delle tecnologie – dichiara Giovanni Brianza, Ceo Edison Next – La transizione energetica, infatti, è un percorso che unisce tecnologie già mature, con un ritorno dell’investimento nel breve periodo, come il fotovoltaico e l’efficienza energetica, a tecnologie più prospettiche come idrogeno, cattura della CO2 e nucleare, su cui bisogna investire per creare il futuro della transizione. Si tratta di un percorso complesso in cui il connubio tra aziende e settore energetico è diventato strategico e nell’ambito del quale è fondamentale fare sistema e lavorare insieme, soggetti privati e pubblici, per creare le condizioni per raggiungere l’obiettivo”. Per accelerare il percorso di decarbonizzazione e contenere il cambiamento climatico e le conseguenze delle tensioni a livello geopolitico, l’Unione Europea ha rivisto al rialzo i propri target al 2030 per lo sviluppo di rinnovabili, efficienza energetica e contenimento delle emissioni, prevedendo un contributo significativo da parte delle imprese. In particolare, per l’industria manifatturiera e il terziario è prevista, al 2030, una riduzione dei gas a effetto serra, rispettivamente, del 61% e del 44% rispetto ai livelli registrati nel 2005. L’industria manifatturiera è un attore chiave della transizione, un quinto delle emissioni e dei consumi di energia finali italiani sono legati a questo settore che è oggi più che mai decisivo nel processo di decarbonizzazione, al terzo posto dopo il settore dei trasporti e l’ambito residenziale. Secondo la survey di The European House – Ambrosetti condotta con Edison Next rivolta alle aziende italiane, che ha raggiunto 425 imprese manifatturiere rappresentative del sistema produttivo italiano, il 64% ha una buona conoscenza degli obiettivi legati alla decarbonizzazione, ma solo il 26% ritiene di poter contribuire attivamente ai processi in atto. Per 4 industrie su 10 l’adozione di soluzioni energetiche integrate rappresenta un’opportunità di crescita del loro business e una scelta strategica legata agli obiettivi del piano industriale. Tuttavia, manca una consapevolezza diffusa rispetto alle soluzioni energetiche per le industrie, a partire dallo sviluppo di progetti legati a idrogeno ed elettrificazione dei consumi energetici. Concretamente, il 45% non ha realizzato interventi di decarbonizzazione nell’ultimo triennio. Le aziende del terziario, pur contribuendo solo al 6% delle emissioni di gas climalteranti in Italia e rappresentando il 15% dei consumi energetici finali, secondo i risultati della survey che ha raggiunto 402 imprese rappresentative di questo settore, sono mediamente più consapevoli degli obiettivi di transizione energetica rispetto alla manifattura (+12%) e ritengono di poter dare un maggiore contributo al raggiungimento dei target (+10%). Tuttavia, il 40% delle aziende del settore non ha adottato soluzioni per la decarbonizzazione. “The European House – Ambrosetti ha realizzato una delle più ampie e strutturate survey sulla decarbonizzazione delle imprese italiane – afferma Lorenzo Tavazzi, Senior Partner e Responsabile Scenari e Intelligence di The European House – Ambrosetti – Oggi le aziende della manifattura e dei servizi non sono in linea con il raggiungimento dei target di decarbonizzazione al 2030. Sulla base della survey abbiamo stimato che, se tutte le aziende affrontassero la decarbonizzazione con un approccio integrato basato su un più ampio mix di tecnologie e una maggiore integrazione di competenze si potrebbero raggiungere e addirittura superare i target di riduzione delle emissioni”. Con l’obiettivo di comprendere la capacità di raggiungimento dei nuovi target energetici fissati a livello italiano a seguito della rinnovata ambizione europea, lo Studio ha approfondito la distanza tra lo scenario di policy e due scenari di fattibilità: scenario di fattibilità business as usual, che proietta al 2030 la situazione attuale delle imprese italiane; scenario di fattibilità accelerato che considera solo ed esclusivamente le risposte di quelle imprese che presentano un piano di investimento significativo per la decarbonizzazione attraverso un mix ampio di soluzioni tecnologiche e che hanno coinvolto un operatore energetico integrato. Le soluzioni per la decarbonizzazione chiave dello scenario di fattibilità accelerato, sono rappresentate da autoproduzione, soluzioni digitali, efficienza energetica ed economia circolare, che insieme rappresentano il 79% del totale della riduzione prevista da qui al 2030. Allo stesso tempo, però, è bene sottolineare come le soluzioni meno mature, come per esempio i green fuels (idrogeno e biometano) e la Carbon Capture, Utilisation and Storage rientrino nei radar delle imprese e sono indispensabili per riuscire a traguardare la riduzione delle emissioni necessaria per raggiungere gli scenari di policy. —sostenibilitawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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