Già lo scorso anno un dipendente italiano si è visto riconoscere dall’azienda un congedo retribuito per curare il suo cane. Ora se ne torna a parlare per iniziative analoghe nel resto del mondo. “È un segnale chiaro quello che arriva dagli USA e di cui siamo stati precursori in Italia, solo qualche mese fa – dichiara Gianluca Felicetti Presidente LAV – la nostra associazione, infatti, ha sostenuto con successo l’azione di una dipendente pubblica che ha chiesto, ed ottenuto, il riconoscimento del permesso retribuito per due giorni di assenza necessari a curare il proprio cane, primo caso nel nostro Paese, che ha suscitato grande interesse a livello nazionale e internazionale. E’ vero, per il momento parliamo di iniziative di privati o di singoli enti, cui non corrispondono norme specifiche, ma siamo certi sia solo questione di tempo, perché anche le legislazioni recepiscano le indicazioni della società”.
In America lo chiamano «Pawternity leave» (Paw in inglese significa zampa) e si sta diffondendo soprattutto a New York, segno del riconoscimento di fatto che gli animali sono ormai componenti a pieno titolo di moltissime famiglie. In Italia, ad esempio il 33,3% dei cittadini vive con almeno un animale domestico (fonte Eurispes, 2016), sono oltre 60 milioni tra cani, gatti, uccelli, criceti, tartarughe e pesci, crescono inoltre i consumi per la loro cura, l’attenzione per i servizi loro dedicati (cure veterinarie, accesso ai luoghi pubblici e alle strutture ricettive) e per una legislazione che ne tuteli lo status di esseri senzienti (dalle leggi sul maltrattamento, alle prime sentenze che ne dispongono l’affido in caso di separazione dei coniugi, solo per citare alcuni casi).
“Ci troviamo di fronte a fatti, tendenze che si strutturano sul lungo periodo e che indicano un’evoluzione in positivo delle nostre società, non a semplici mode, come ha provocatoriamente affermato qualcuno – avverte Felicetti – negare questo significa negare il diritto di milioni di cittadini che hanno accolto un animale nella propria famiglia, e i diritti degli animali stessi che non possono e non devono essere considerati oggetti, ma esseri senzienti cui spetta una vita dignitosa e cure adeguate, a partire dalla quotidianità familiare. Noi lo diciamo da tempo: gli animali non tenuti a fini di lucro o di produzione sono a tutti gli effetti componenti della famiglia, per questo chiediamo con forza un’organica riforma del Codice Civile che speriamo il prossimo Governo e il prossimo Parlamento avranno il coraggio di fare, approvando la nostra proposta di Legge ferma dal 2008”.
Proprio per sostenere chi ha deciso di accogliere un animale in famiglia, LAV scende in piazza con una petizione che tutti potranno firmare, a partire dall’11 e 12 marzo e nel fine settimana successivo, per un fisco non più nemico degli animali.
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