(Adnkronos) – Negli ultimi anni, il governo italiano ha investito 117 milioni di euro per finanziare la realizzazione e manutenzione di opere pubbliche nei Comuni che sono stati sciolti per infiltrazione e condizionamento di tipo mafioso. Il nuovo esecutivo ha proseguito sul solco dei precedenti stanziando, anche nel 2023, delle risorse supplementari rispetto ai 5 milioni annui che sarebbero la dotazione ordinaria prevista, per questo fondo, dalla norma che lo ha istituito, la Finanziaria 2017. Un decreto emanato il 31 ottobre scorso dal Viminale ha stanziato poco meno di 18,5 milioni di euro. Come emerge da una elaborazione di Centro Studi Enti Locali (Csel), per Adnkronos, basata su dati del ministero dell’Interno, sono 28 i Comuni sciolti per mafia che hanno percepito fondi per manutenzione e realizzazione di opere pubbliche. Tra questi, 20 si sono ripartiti il fondo aggiuntivo di 18,5 milioni di euro, che si è andato a sommare agli ordinari 5 milioni suddivisi lo scorso luglio invece tra 23 enti. I 28 Comuni commissariati a seguito di scioglimento per infiltrazione mafiosa cui sono stati destinati questi trasferimenti contano, nell’insieme, più di 600mila abitanti. Uno su tre degli abitanti di questi Comuni è campano, ma è la Calabria ad avere il numero maggiore di enti in questo elenco: 10, contro i 6 della Sicilia e della Campania e contro i 4 della Puglia. Soltanto due amministrazioni sono ubicate al di fuori del Mezzogiorno; si tratta di Anzio e Nettuno, entrambe in provincia di Roma. I criteri di riparto adottati dal ministero per suddividere il fondo portano a privilegiare i Comuni di piccole dimensioni. Non a caso, l’ente che ha percepito i contributi più ingenti, poco meno 3,3 milioni di euro, è Trinitapoli, un comune pugliese di circa 14mila abitanti in Puglia. Quello che, in termini procapite, beneficerà in misura maggiore di queste risorse è Mojo Alcantara, nel messinese. Con poco meno di 500mila euro, tra la prima e la seconda tranche, questo ente ha percepito l’equivalente di 728 euro per abitante. Non distante Cosoleto, in provincia di Reggio Calabria, dove i contributi destinati alle opere pubbliche, quasi 540mila euro, si sono tradotti nell’equivalente di 678 a testa. Ma quanti sono gli enti locali italiani che stanno cercando di sanare i danni prodotti dalla penetrazione, al proprio interno, della criminalità organizzata? Stando all’ultima Relazione del Viminale sulle attività delle Commissioni per la gestione straordinaria degli enti sciolti per infiltrazione e condizionamento di tipo mafioso, diffusa lo scorso luglio, nell’arco del 2022 le commissioni straordinarie hanno amministrato 36 Comuni, 16 in meno rispetto all’anno precedente. I consigli comunali sciolti, nello stesso periodo, sono stati 11: 4 campani, 3 calabresi, 2 laziali e 2 pugliesi.
Le commissioni straordinarie restano in carica fino allo svolgimento del primo turno elettorale utile dopo la scadenza della durata dello scioglimento. Questa dovrebbe essere di 18 mesi ma, nella maggior parte dei casi, la validità del provvedimento viene estesa di sei mesi e raggiunge quindi i due anni.
Il compito delle commissioni straordinarie è, in estrema sintesi, quello di gettare le basi per il risanamento amministrativo e finanziario dell’ente attraverso un percorso molto complesso e articolato che passa dall’esame delle criticità e del livello di funzionalità dell’apparato amministrativo e dalla riorganizzazione dell’amministrazione locale. —economiawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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