L’asbesto, minerale perverso e indistruttibile, vocato all’eternità, diffuso in natura come nei polmoni di migliaia di sventurati, che ne hanno inalato o continuano ad inalarne le fibre, tende sostanzialmente al bianco ed il suo colore è inquietante come il libro “…sui morti d’amianto in Italia”, scritto da Ezio Bonanni e presentato nel tempio della cultura nazionale, il rinascimentale Palazzo Mattei Paganica, oggi sede della Enciclopedia Italiana Treccani, ad un passo dal luogo in cui Giulio Cesare fu assassinato da Bruto, radicato sulle rovine di quello che fu il Teatro nel complesso realizzato da Lucio Cornelio Balbo nel 13 a.C. al ritorno da una sua vittoriosa spedizione militare partita dalla Libia, da Sabrata, attraverso il Sahara e giunta sino alle anse del fiume Niger. Decisamente altri tempi, anche per le patologie che via via con il progresso e l’innovazione hanno portato guarigioni da pandemie naturali e catastrofi da pandemie artificiali, come quelle appunto generate dall’universale inquinamento e sversamento di sostanze tossiche prodotte dalle attività antropiche giunte oggi ad una esponenziale dimensione, forse ad un punto di non ritorno possibile, come nel caso della plastica nei mari e negli oceani. Ma torniamo ad una sostanza sino a ieri e per millenni ritenuta dall’uomo una benedizione di Dio ed oggi riconosciuta come una risorsa perversa, ovvero una maledizione, da cui liberarsi senza indugi. L’avvocato Bonanni, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, è il più tenace avversario di quanti eludono l’idea del pericolo e generano disinformazione a danno dei sessanta milioni d’italiani, che convivono con un milione di siti e manufatti realizzati con fibre di amianto dall’inizio del Novecento, sino al divieto del suo impiego per legge del 1992. L’asbestosi, forma di pneumoconiosi da inalazione di polveri di amianto è la prima manifestazione derivante dal contatto diretto, ma è anche la perversa premessa della asbestosi e la condizione non indispensabile per raggiungere un traguardo catartico, liberatorio ma orribile, da togliere il fiato e la speranza, una condanna senza appello dal nome intimorente , il mesotelioma. Ecco, nella bella Sala Igea sintesi del genio artistico del Vignola, di Albani, del Pomarancio, degli Zuccari e dei Cortona, dove novant’anni fa Giovanni Gentile presentava il suo progetto condiviso dal banchiere Treccani e dall’editore Tumminelli gioiello della moderna cultura italiana, la straordinaria chiave d’accesso al forziere dei nostri valori etimologici, la prima edizione della Enciclopedia Italiana di Scienze, Lettere ed Arti, pubblicata dal 1929, l’Osservatorio Nazionale Amianto ha riproposto con accenti drammatici, con l’essenzialità e la crudezza degli esami oncologici e dei devastanti esiti chirurgici, l’allarme sociale che la contaminazione da fibre d’amianto esige. Ancora una volta il Comitato Nazionale Italiano Fair Play ha condiviso l’iniziativa intervenendo e proponendo di trasferire con forza nell’immaginario collettivo l’urgenza della pandemia latente da amianto, che rischia una progressione geometrica inimmaginabile, con una incubazione tumorale tra i quindici e i quarantacinque anni, in combinazione con il degrado dei territori per via delle discariche abusive, per le centinaia di migliaia di “fuochi” attivi ovunque e in gran parte ignorati dal sistema della legalità, alimentati da una mostruosa Idra dalle tante teste, quella della cultura dell’illegalità, palesemente fuori controllo, bisognosa di una drastica inversione di tendenza. Condotte d’acqua, abitazioni, scuole, impianti sportivi, caserme, strutture per servizi collettivi, stabilimenti industriali, discariche a cielo aperto dispensano indiscriminatamente la morte agli inconsapevoli, ai distratti ed agli irresponsabili. Il mondo dell’istruzione – a partire dalle primarie per arrivare alle università – è privo di educazione civica e medicina scolastica, la società civile è abbrutita e stressata, privata del decoro nei centri urbani, degradati e inselvatichiti, la politica è distratta da contingenze del quotidiano e senza il coraggio di governare con progettualità e priorità. Invece le parti dovrebbero essere orientate, coinvolte e condizionate secondo i flussi del consenso popolare e secondo gli indirizzi che adesso sembrano poter cambiare anche drasticamente:
per questo, nella breve prospettiva le questioni emergenziali potrebbero cambiare la filosofia di vita e la stessa economia del Paese, rimettendole in moto sul versante delle utilità, originando lavoro e volontariato finalizzati alla salvezza ed alla rinascenza; per questo, ONA e CNIFP, con altre organizzazioni già presenti nella etimologica Sala Igea, potrebbero da subito attivare le indispensabili sinergie con il Governo, le Regioni e i Comuni, ma soprattutto con i legislatori, che potrebbero mettere fine alle incongruità di cui la perversa Idra si alimenta.
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