Morire per l’amianto è come morire per terrorismo. Lo dice la Corte di Appello di Cagliari che ha visto risarcita la famiglia di un militare della Marina Militare deceduto per mesotelioma pleurico da esposizione ad amianto. La sentenza di oggi (con dispositivo depositato in cancelleria nel pomeriggio del 29 novembre 2017) è storica: ha rigettato l’Appello dell’avvocatura dello Stato che voleva far annullare la sentenza del 22 giugno 2016, che aveva dichiarato che la morte del capitano di vascello del genio navale, il sig. Francesco Paolo Sorgente, deceduto per mesotelioma pleurico dopo aver svolto servizio nella Marina Militare dal 12 marzo 1968 fino al 30 gennaio 2000, fosse dovuto allo svolgimento delle sue funzioni e del suo servizio e che dovesse essere altresì equiparato a vittima del terrorismo, dopo aver ottenuto il riconoscimento quale vittima del dovere. “Una vittoria che lascia l’amaro in bocca. Avrei voluto che anche mio marito assistesse a questo riconoscimento che gli spettava di diritto, proprio perché lui ha dato la vita per lo Stato ed è stato riconosciuto vittima del dovere, ma senza riconoscimento dell’equiparazione alle vittime del terrorismo”, dichiara la sig.ra Patrizia Zichina, vedova del sig. Francesco Paolo Sorgente, Ufficiale della Marina Militare Italiana, morto per mesotelioma da amianto, inalato nelle unità navali della Marina Militare, una delle circa 2000 vittime dell’amianto nel personale civile e militare, per uso dell’amianto.
Confermata, dunque, l’equiparazione delle vittime dell’amianto alle vittime del terrorismo, secondo quanto già affermato dall’Avv. Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio nazionale Amianto.
“La marina militare italiana aveva già dovuto ammettere che il capitano sorgente è deceduto per via dell’amianto inalato in 32 anni di servizio e quindi lo aveva riconosciuto vittima del dovere, liquidando alla sua morte le prestazioni assistenziali in favore della vedova e dei figli. La morte del capitano sorgente, dovuta a condotte che integrano il reato di omicidio colposo, in nulla differisce rispetto ai casi per i quali la vittima muore per via di azioni della criminalità organizzata e terroristiche. Come qualificare infatti la condotta di uno stato il quale in tempo di pace fa registrare, per i soli casi segnalati alla Procura di Padova, più di 1.100 decessi nella sola Marina Militare, di cui circa 570 solo per mesotelioma? I dati sono riportati a pag. 18 della relazione della Commissione di inchiesta parlamentare del 19.07.2017”, dichiara l’Avv. Ezio Bonanni (in foto), legale della famiglia.
“Questo riconoscimento non restituirà e non sostituirà tutto ciò che ci è stato negato. Io e mio marito siamo cresciuti insieme, ci siamo conosciuti quando avevo appena 17 anni, 46 anni fa, e da allora non ci eravamo mai separati. Nessuno ci ridarà ciò che ci è stato tolto, mia figlia non ha avuto un padre che la accompagnasse all’altare nel giorno del suo matrimonio e la mia seconda nipote non lo ha conosciuto. Ma come si fa dico io? Il nostro era un matrimonio felice e siamo sempre stati una famiglia unita. Quando si è ammalato nel 2000 nessuno sospettava che la sua patologia potesse essere correlata all’esposizione all’amianto perché nessuno ci aveva informati. Non si può giocare così con la vita delle persone”, conclude la vedova, che è altresì parte civile nel processo penale Marina bis, il cui dibattimento si sta celebrando presso il Tribunale Penale di Padova.
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