Alcune considerazioni nella giornata della festa del papà
Auguri papà… e il dramma dei papà separati.
Nel groviglio di ciò che comporta una rottura relazionale vincolata da promesse e prole si fa i conti sempre con una crisi.
Tante volte, molti giorni, in molteplici occasioni facciamo i conti con il dramma, il dolore e la fatica dei papà separati. Le motivazioni, i dettagli e la dinamica della decisione dell’atto di separazione e di divorzio coniugale sono importantissimi e basilari, per le considerazioni legislative e di tutela soprattutto dei figli.
Al momento però tanti sono i papà separati, che vivono sotto la soglia di povertà, e tanti in condizione di indigenza. Numerosi finiscono per strada, senza una casa o un posto in cui dormire. Papà separati che, sebbene abbiano ancora un lavoro, tra assegni di mantenimento per l’ex-moglie ed i figli, il mutuo della casa da pagare, non riescono a sostenere le spese neanche per fittare un alloggio; ma parliamo anche di padri separati che hanno perso la loro occupazione e non hanno più le forze per rialzarsi, diventando inevitabilmente dei clochard perché alla madre vanno la casa, a carico anche il 50% delle spese straordinarie (mediche, scolastiche e sportive). E, come se non bastasse, il padre deve farsi anche carico della rata del mutuo di una casa di cui non disporrà più fino all’autonomia economica dei figli e dell’affitto per una nuova abitazione.
Nel groviglio di ciò che comporta una rottura relazionale vincolata da promesse e prole si fa i conti sempre con una crisi, che è stata provocata.
Ahinoi, dobbiamo dirlo ed essere sinceri, la crisi dei rapporti in tante situazioni è la cartina tornasole di una crollo sociale ed economico, che non garantisce più una stabilità psico-fisica dell’umano vivere. Il risultato è lo sfaldamento e l’annientamento della famiglia nella fattispecie nella figura paterna nel momento in cui il lavoro e le risorse economiche mancano.
Papà, che non possono portare la domenica mattina i propri figli alle giostre, è una violazione alle aspirazioni primordiali della genitorialità, giocare.
Papà, che non possono permettersi di pagare un fitto mensile per assicurare un luogo sicuro alla propria famiglia, è l’esproprio della dignità.
Papà, che non possono acquistare pane, latte e caffè per un bisogno primordiale di sopravvivenza, è un suicidio davanti all’ progetto divino che è l’umanità.
Papà, che non possono favorire lo sviluppo educativo e culturale dei propri figli, è la vergogna di tutta una vita.
Papà, che non possono spendere il giusto indispensabile per vestire decorosamente i propri figli, è la nudità del male per cui bisogna convivere per sempre.
Papà, che non possono portare più i propri figli a cavalcioni sulle spalle, è la sconfitta della vita.
Raggiunto il fallimento e la destrutturazione della figura paterna forte, protettiva e sognatrice il passo è breve per la rassegnazione, che si consuma il più delle volte in macchina maleodoranti a luci spente lungo le arterie periferiche della nostra città. Padri mendicanti orfani di carezze, di figli e di pietà umana, nel nascondimento frustante per la mancata gratificazione e realizzazione di un desiderio, disillusi si abbandonano nell’angoscia di una esistenza senza più senso.
Maurizio Brugiatelli
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