Quello appena trascorso è stato un natale speciale per la famiglia di Leopoldo Di Vico. Ex luogotenente divenuto per molti il simbolo delle vittime del dovere, questo perché l’uomo è deceduto in seguito a neoplasia provocata dall’amianto (detto anche asbesto).
Il luogotenente Leopoldo Di Vico, insignito in vita di onorificenze, alla sua morte aveva ricevuto il picchetto d’onore dell’Esercito Italiano, che però negava l’origine professionale della sua malattia, e quindi la causa di servizio e il riconoscimento di vittima del dovere. La lunga battaglia giuridica si è conclusa. I congiunti del povero Di Vico hanno ricevuto l’accredito di 225 mila euro oltre ad uno mensile di 1500. Somma elargita dopo anni di guerra legale per il riconoscimento dell’ex luogotenente Leopoldo Di Vico, come vittima del Dovere.
Di Vico era descritto da tutti come un eroe dei tempi moderni, che si è sempre distinto in tutte le occasioni; era stato insignito di sei elogi scritti, due encomi, nominato Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana, con facoltà di fregiarsi delle relative insegne con Decreto del 27 dicembre 2008 e registrato all’Albo dei Cavalieri al n° 24178 Serie V. Impegnato in missioni in Kosovo e in altri teatri di guerra, aveva rappresentato i più alti valori dell’onore militare e ha dedicato alla sua carriera militare tutta la sua vita. Con la famiglia, la moglie e i due figli, ha pure combattuto l’ultima battaglia, quella contro il cancro.
Esposto ad amianto, nanoparticelle per l’utilizzo di proiettili all’uranio impoverito, metalli pesanti e altri agenti cancerogeni e tossico-nocivi, si era ammalato di tumore uroteliale che lo ha ucciso il 16 marzo 2015, all’età di 58 anni, dopo 4 anni di agonia: una terribile agonia provocata, oltre che dalle fibre killer di Eternit, anche dal benzene, dall’uranio impoverito, dalle radiazioni, da tutte quelle condizioni di rischio proprie delle Forze Armate, testimoniate anche dall’avvocato Ezio Bonanni presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, nel corso della sua audizione presso la Camera dei Deputati alla Commissione di Inchiesta, la cui relazione finale (7 febbraio 2018) costituisce l’atto di accusa nei confronti delle Forze Armate che, in un periodo di pace, hanno provocato, con la loro noncuranza per la salute del personale civile e militare, un vero e proprio bollettino di guerra.
La Commissione di Inchiesta della Camera dei Deputati, presieduta dall’On.le Scanu, ha accertato che presso la «Procura della Repubblica di Padova è giunta ad accertare che solo nell’ambito della Marina Militare 1101 persone sono decedute o Risono ammalate per patologie asbesto-correlate (circa 570 i mesoteliomi). Ed allarmano le prospettive di ordine generale delineate dal Direttore del RENAM Alessandro Marinacelo, medito il 19 ottobre 2017: “il picco dei casi di mesotelioma, sia il numero di casi sia il numero di tassi, è presumibile sia nel periodo tra il 2015 e il 2020”. Intanto, come si desume da una relazione tecnica di Marinaccio trasmessa in data 29 gennaio 2018 dal Presidente dell’INAIL Massimo De Felice, nell’ambito dei corpi militari, “sono stati identificati 830 casi di mesotelioma maligno con esposizione in tale settore”. Ed è sconfortante apprendere da tale relazione che “negli archivi del ReNaM sono presenti informazioni relative a n. 9 casi di mesotelioma maligno con codice di esposizione familiare insorti in soggetti esposti per ragioni di convivenza con familiari professionalmente esposti nel settore della ‘Difesa nazionale’”: una esposizione, dunque, che si è insinuata persino nel domicilio dei militari, coinvolgendo i loro congiunti». Nondimeno per i militari dell’Esercito, impegnati in Kosovo e in altri teatri di guerra.
Il legale è riuscito a far ottenere, come detto, il riconoscimento di vittima del dovere con annesso risarcimento per i familiari pari a 225mila euro di speciale elargizione e un assegno mensile di circa 1.500 euro. Però l’impegno dell’avvocato Ezio Bonanni, difensore della famiglia, prosegue per ottenere l’equiparazione alle vittime del terrorismo.
«Ringrazio l’avvocato Bonanni che ci è stato accanto in questa lunga battaglia dalla quale ne siamo usciti vincitori –dichiara Mario Di Vico, figlio di Leopoldo –. Una vittoria della legalità e della giustizia che dà dignità alla memoria di mio padre. Mio padre è morto all’età di 58 anni dopo quattro anni di agonia. Era un uomo forte, alto più di un metro e settantatré, una massa di muscoli, un granatiere, luogotenente dell’Esercito Italiano, impegnato in missione all’estero, tra cui Kosovo e Albania. Ha svolto il suo servizio con lealtà e onore, esposto ad amianto, benzene, fumi di saldatura, polvere da sparo, uranio impoverito: un ambiente infernale di guerra, che gli ha provocato il tumore uroteliale che è stato la causa della sua morte. Nel momento della nostra disgrazia l’unica persona che ci è stata accanto è stato l’avvocato Ezio Bonanni che ha sempre creduto in questo risultato e ha combattuto in silenzio, con caparbietà e pazienza, giungendo al risultato. Quando mio padre era ancora in vita ci sono stati dei tentativi quantomeno penosi di farlo desistere: ricordo una riunione in Senato dove lui fu presente con l’avvocato Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto e gli venne detto: “si tratta di una battaglia persa, non vincerai mai contro lo Stato”. E venne aggiunto: “Di Vico morirà e anche le altre vittime dell’amianto continueranno a morire”. Dico a tutte le altre vittime e a tutte le vedove e agli altri orfani come me – conclude commosso Mario Di Vico – che bisogna avere fiducia nella Giustizia e continuare a combattere al fianco dell’Osservatorio Nazionale Amianto. Continuerò comunque ad agire perché coloro che hanno provocato la morte di mio padre rispondano perché ci sia giustizia»
Dal canto suo il presidente dell’ONA e legale della famiglia Di Vico ringrazia l’Amministrazione «per avere attentamente riesaminato il caso e di avere, con correttezza, riconosciuto (anche se in ritardo), la causa di servizio e la qualità di vittima del dovere del luogotenente Leopoldo Di Vico. Questo provvedimento – aggiunge Bonanni –ridà almeno in parte dignità alla morte del luogotenente Leopoldo Di Vico, che ha dedicato la sua vita a tutti noi in qualità di militare impegnato in missioni all’estero».
In questo momento, l’Osservatorio Nazionale Amianto ripensa a tutte le vittime dell’amianto e di altri cancerogeni nelle Forze Armate e rinnova l’appello perché ci sia, ora e nel futuro, un maggiore impegno nella bonifica e nella tutela della salute.
L’Osservatorio Nazionale Amianto ha istituito un servizio di
L’osservatorio nazionale amianto offre servizi legali e medici gratuiti per le vittime amianto. Per maggiori informazioni contattare il numero verde 800034294, oppure consultare i principali canali di comunicazione ONA e dell’avv. Bonanni: il sito istituzionale ONA, sito istituzionale dell’avv. Ezio Bonanni e resta aggiornato sulle principali notizie ONA attraverso il Giornale sull’Amianto.
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