– Anche se perversamente ha scelto il cuore della notte, mietendo le vittime nel sonno ad Amatrice, Arquata, Accumoli…, come avvenne a L’Aquila sette anni fa, il terremoto appenninico ha graziato il mondo dello sport, proprio il giorno della conclusione olimpica a Rio, domenica scorsa, quando l’atletica internazionale della corsa era concentrata ed alloggiata con centinaia di concorrenti e appassionati, proprio tra Amatrice e la frazione Configno, teatro di svolgimento di una classica giunta alla sua trentanovesima edizione, che annovera tra i suoi vincitori anche Bordin e Baldini. Oggi a parlarne in TV c’era l’amico Bruno D’Alessio, patron dell’evento e vertice della Trastevere Calcio a Roma, di cui è allenatore proprio Sergio Pirozzi, stoico Sindaco amatriciano che, anche nel momento peggiore, a botta calda, non ha perso l’occasione per ribadire i principi che lo ispirano nel ruolo di quadro tecnico nello sport, come in quello di “primo cittadino”. Giunge poi la notizia che, oltre all’accoglienza dei terremotati nel palazzetto dello sport di Amatrice, i funerali delle vittime sul versante marchigiano saranno celebrate domani pomeriggio in una grande palestra di Ascoli, l’unica in grado di contenere tante bare e tanto popolo addolorato. E’ anche per questo, che mi sorge spontanea la riflessione, rispetto all’educazione sportiva come elemento fondamentale di quella civica ahimè assente e riguardo al ruolo degli impianti sportivi, sempre strategici nelle emergenze, purchè esistano e siano in ordine. Purtroppo, le notizie che alimentano il quadro del degrado generale sono tali da porre in modo perentorio diversa attenzione alla questione sport, che ben meriterebbe un dicastero dedicato, indipendentemente dalle competenze storiche del CONI. Peraltro, salvo emergenze di assoluta breve temporaneità, gli impianti sportivi dovrebbero essere utilizzati per lo scopo precipuo e non diversamente. Negli impianti sportivi e attraverso lo sport si possono realizzare straordinarie forme d’integrazione, diversamente difficili, se non impossibili. Quindi, la colpa maggiore che si possa immaginare è proprio e comunque quella dell’abbandono distruttivo, demenziale degli impianti, che costituiscono bene primario e fondamentale per la collettività. Il Governo ha stanziato cento milioni di euro per il loro recupero, ma ben sappiamo che il problema ha dimensioni incommensurabili , pari alla scarsa coscienza che si ha dell’assoluta priorità della questione sportiva. Diciamo, per concludere, che questa fa il paio con la mancanza di prevenzione e di cura del territorio: non mi riferisco soltanto ai fenomeni sismici, ma alle catastrofi stagionali legate alle piogge e agli incendi, causa effetto di un orribile abbandono, che non si può giustificare con il rispetto delle “guarentigie” europee.