– Ecco che improvvisamente si scatena un’intemperia, si alza un polverone di avvisi e intimazioni a leggere e osservare, ad accettare o meno, a dare consensi tempestivi pena esclusioni, ad affrontare un ulteriore passaggio verso la condizione permanente di libertà vigilata, di apparente diritto alla privacy, se non addirittura all’oblio. Ma come, mi chiedo e vi chiedo, se ad ogni piè sospinto violano la nostra serenità, il nostro diritto a fregarcene, entrando proditoriamente nei nostri computer e telefoni, segnalandoci imminenti catastrofiche virali minacce telematiche e proponendoci cure preventive a pagamento… Se senza por tempo in mezzo ci chiedono sistematicamente con medievale approccio : “Chi sei? Che vuoi? Dove vai? Dammi la password! Dammi il PIN! Non ricordi chi sei? Non ricordi la password? Non sei tu ? Sei un robot ?” Quando, esausti dalla lotta impari con gli implacabili “vessatori”, spegniamo il computer e ci aggrappiamo alla pucciniana speranza che qualcosa cambi come per incanto nella notte, con in testa quel “… e all’alba vincerò !…”, che non prescinde da insonnia e incubi, se sui sondaggi ed il marketing, le piattaforme, i gusti a tavola e a letto, vanno componendo partiti virtuali e maggioranze di governo in Italia e nel mondo, se tutti i nessuno esprimono leader signor nessuno, non ci resta che tornare ad uno, a chiuderci nel nostro intimo universo mondo fatto di sentimenti, inconfessabili e tanto meno pubblicabili su Face Book, da non scrivere nemmeno sul vecchio caro diario. Prima della prima Repubblica, c’era stato il Ventennio, quello non sempre vituperabile dei nostri padri e dei nostri nonni: allora al massimo si poteva telefonare col filo, in duplex con un condomino, piuttosto che ascoltare la radio EIAR e parlare dalle finestre con i vicini di casa, oppure ascoltare il Duce dal vivo, in Piazza Venezia… Allora, nonostante quelle limitazioni tecnologiche, ci si preoccupava che qualcuno si esprimesse comunque liberamente e venne lanciato un monito, che ancora sopravvive calcificato nella memoria e sui muri di qualche rudere d’epoca, un avvertimento che oggi ci si ripropone in tutta la sua inquietante attualità: …“ TACI, IL NEMICO TI ASCOLTA ! “…