E’ passata in Senato la riforma del Terzo Settore, per intenderci quello del sociale e del volontariato, che torna alla Camera dei Deputati per l’approvazione definitiva. Questo argomento rappresenta per me il cruccio di fondo, perchè via di fuga per i furbi e trappola complessa per i veri attori di un fenomeno, che vede sempre più assottigliarsi lo spessore e la qualità, a fronte di una confusione generalista, che finisce per premiare i professionisti dell’assistenza. Per intenderci, io penso da sempre alla salvaguardia delle nostre peculiarità, alla sopravvivenza delle tradizioni e degli antichi mestieri, alla valorizzazione della cultura popolare, a partire dagli antichi giochi di strada, valore inestimabile, come altri alla base dello stare insieme, della costruzione in divenire della nostra società civile. Oggi, a fronte della disoccupazione e della disaffezione dei giovani rispetto alle Istituzioni colpevoli di non coinvolgerli, rassicurarli e soprattutto di non averli educati, la via di uscita non può essere di comodo, di qui alla prossima riforma del Terzo Settore. I servizi essenziali vanno diversamente assicurati con professionalità formate e lavoro regolare. Questo consentirebbe di ridurre considerevolmente il tasso di disoccupazione e il degrado che ci circonda.
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