Beh, mi viene spontaneo pensare che, dalla sanguinosa diaspora tra le genti di Abramo, qualcuno di certo ci guadagna e guarda caso sono i fabbricanti d’armi, che godono del rinfocolare d’odio e d’ogni sussulto, d’ogni soprassalto di presunta dignità, conferendo la possibilità d’uccidere, come estrema ratio della disputa di terre promesse e sottratte, rifugi di genti martoriate, massacrate dal peggiore dei delitti, il genocidio, come millenario retaggio, sui cui tutti continuano ipocritamente a speculare. Il male comune prevale sul bene, razzi e bombe si sommano alla pandemia da COVID e alla induzione criminale di bibliche migrazioni.
E allora? Allora, non sentite il riavvicinarsi di quel suono di tamburi, che sembravano lontani nel tempo? Di quella maledetta necessità di rimescolare le carte e ristabilire la pace presunta? Dubito che i mediatori e i pacificatori e magari gli sceriffi facciano spesso danno e a man salva. Molte delle rogne da cui siamo afflitti sono state ingenerate da patti e decisioni o interventi, che nel tempo hanno lasciato aperte piaghe sanguinose, che in Medio Oriente, Africa e anche nel nostro Nord Est continuano a generare indicibili sofferenze. Poi, gratta gratta, la puzza del petrolio e del gas, delle nuove vie dell’economia ammantate di politica e di religione, si fa sentire ammorbandoci. Se migliaia di disperati si riversano tra le coste del piccolo povero e sempre più degradato Mare Nostrum ci sarà pure una ragione dominante… E quale se non quella della sopravvivenza?
Adesso i tamburi sono davvero vicini, vibranti della disperazione di chi pensa di non avere più nulla da perdere. Non siamo ancora usciti dall’attacco virale e siamo già a rischio che le vacanze promesse, che il vento della ripartenza e del ristoro si trasformino in incubi, tra i miasmi dei sentimenti di vendetta, del ritorno sanguinoso del terrorismo, con tutte le conseguenze del caso, mentre la transizione ecologica urge come presidio ineludibile per il Pianeta che ospita noi insostenibili, impossibili umani.
Dunque, adesso occorre, senza esitazioni, mettere mano alla suprema esigenza di una transizione etica universale, quella che deve mettere con le spalle al muro coloro che continuano a rovinarci la vita per mera cupidigia.