Eccomi, care ragazze e ragazzi. E’ un po’ che non ci becchiamo e qualche motivo ci sarà pure. Diciamo che ogni tanto serve una pausa di riflessione, di osservare da un punto neutro quel che accade intorno. Io l’ho fatto e zac!, puntualmente si sono materializzate ombre e fantasmi, le solite allucinazioni o se preferite incubi che da settantuno anni ci perseguitano . Diciamo che la puntualità di questi fenomeni è davvero sconcertante, nonostante che il clima del Pianeta si sia involuto, che siano saltate le mezze stagioni… Macché!, sono cambiati tutti i partiti e i loro riferimenti tra la prima e la seconda, quindi la terza “repubblica” e comunque, senza por tempo in mezzo, ci arriva uno smottamento di fango, quello molto liquido che permea, sommerge ed infine sigilla il buono e il cattivo, estingue ogni alito di intenzioni di vita. E’ chiaro che mi riferisco a questa incredibile storia dello Stadio o meglio del “Mall” ormai mitico dell’A.S. Roma, una storia che la dice lunga su quello che sarebbe accaduto se anziché un impianto se ne fosse realizzato un set completo, come e più di quanto necessario per una edizione olimpica, quella ipotizzata del 2024. Dunque, basta paventare una qualsivoglia idea di rinascita di realizzazione del nuovo, che forse verrà, per scatenare l’inferno. C’è da immaginare che adesso il vento caldo, quello che annuncia trombe d’aria, tornado ed uragani, continui fino a mettere in discussione ben altro, magari l’infante Governo del Paese con tutti suoi vagiti velleitari, prima ancora che possa attivare alcunché. Se scrivo questo è perché sono ormai troppe le pulsioni di riforma che ho visto abortire nel corso dei decenni. Quasi sempre le migliori intenzioni sono finite nei tritacarne delle crisi di governo e delle elezioni anticipate. Più di qualche volta gli scandali si sono rivelati meno gravi del paventato o pretestuosi, se non addirittura fake news, ma comunque micidiali nella loro azione destabilizzante. E vengo al dunque. Ma secondo voi era proprio necessario distruggere lo storico Ippodromo di Tor di Valle per ipotizzare un nuovo Stadio – che forse non si costruirà mai almeno lì – e lasciare andare in malora il Flaminio con un cinismo che grida vendetta ? Ma è mai possibile che ci si debba incartare nelle incongruità evidenti, che vedono il patrimonio storico degli impianti romani abbandonato agli insulti del tempo e degli uomini, mentre si tenta di realizzarne degli altri in mezzo ad un polverone di competenze, di opinioni ed interessi in aspro contrasto ? Questa è la storia del Foro Italico, protagonista di una costante inesorabile metamorfosi che lo avviluppa nel pleonastico e nel posticcio , mentre le policromie dei mosaici si sfaldano ed il “bianco” di carrara va in pezzi, giorno dopo giorno. Questa è la storia del Velodromo Olimpico fatto saltare nel 2009 con le sue tonnellate di “mesoteliomiche” fibre d’amianto . Questa è la storia della Vela di Calatrava che, gonfia d’inutile vento, resta immobile come cattedrale nel deserto di Tor Vergata. Questa è la storia de La Nuvola, che è servita soltanto a fare ombra al Palacongressi, senza quel decollo verticale che si sarebbe dovuto accompagnare con i ritorno alla vita delle vecchie torri del MEF e alla trasformazione fantasmagorica del Lago dell’EUR in mega acquario. Purtroppo siamo prigionieri di un di un maleficio, di una sofferenza che incute giustificato timore, che ci allontana da parchi e giardini inselvatichiti, che ci attenta con il dissesto delle strade, che ci umilia con il pattume incontrastato, che ci affligge con le botteghe sbarrate nel centro storico, che ci abbrutisce nell’ignorare i disperati accolti ed abbandonati ovunque, senza meta né destino.
Ruggero Alcanterini
Direttore responsabile de L’Eco del Litorale
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