“In Italia, la violenza in sanità è sempre più allarmante. Un problema crescente che riguarda, in particolar modo, le donne. Gli episodi di violenza, fisica o psicologica, ai loro danni negli ultimi tre anni sarebbero aumentati del 40%, accadendo principalmente nei pronto soccorso, durante gli interventi del 118 e nei reparti di psichiatria. Questo fenomeno può essere ricondotto a vari fattori, tra cui pressione sui servizi sanitari, carenza di risorse, turni di lavoro stressanti e pure la crescente frustrazione dei pazienti o dei loro familiari. Questa forma di violenza, inoltre, ha un impatto devastante non solo sulle vittime, ma anche sul sistema sanitario nel suo complesso, con effetti critici come il burnout del personale e la riduzione della qualità dei servizi. Per invertire la rotta, dunque, l’Italia dovrebbe ispirarsi ad altri paesi che hanno già operato misure efficaci per ridurre la violenza nel comparto sanità e rispondere all’emergenza implementando misure di sicurezza, campagne di sensibilizzazione e programmi di supporto psicologico. C’è ancora molto da fare ma ricordiamoci sempre che prevenire è meglio che curare”.
Così, in una nota, Carmela Tiso, portavoce nazionale del Centro Studi Iniziativa Comune.
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