Il pranzo della domenica è il capolavoro di Carlo Vanzina e di suo fratello Enrico Vanzina, che da un quarto di secolo gli sta accanto come sceneggiatore e co-produttore. Il pranzo della domenica si abbandona alla suggestione evocatrice di pezzi di storia della commedia all’italiana, da “Una vita difficile” di Dino Risi a “C’eravamo tanto amati” e “La famiglia” di Ettore Scola, ma secondo un ‘impasto’ di oggi e originale.
(Paolo D’Agostini, ‘la Repubblica’, 3 maggio 2003)
Cast eccellente, la De Rossi e la Sofia Ricci non sono più interscambiabili, Galatea Ranzi è brava e elegante, Ghini se la spassa amaramente”.
(Maurizio Porro, ‘Corriere della Sera’, 3 maggio 2003)
Franca Malorni (Giovanna Ralli) è una vedova della buona borghesia romana.
Da quando le è morto il marito, la sua vita è diventata più difficile. Franca si sente sola e non riesce più a trovare un giusto equilibrio esistenziale. L’unica sua ragione di vita sono le tre figlie, Barbara (Barbara De Rossi), Sofia (Elena Sofia Ricci) e Susanna (Galatea Ranzi) tutte sposate, con le quali mantiene un rapporto quasi ossessivo.
Ogni domenica, seguendo un rito antico che affonda le sue radici nelle profonde abitudini familiari italiane, Franca pretende che le figlie, con i generi ed i nipoti, vengano a pranzo da lei. Susanna (Galatea Ranzi) fa la commessa in una boutique, è sposata con Massimo (Massimo Ghini), avvocato matrimonialista, esperto nel ridurre sul lastrico i mariti infedeli e i due hanno una figlia. In realtà egli stesso ha numerose relazioni e, quando la moglie lo viene a sapere, lo caccia di casa e chiede la separazione. Susanna quindi frequenta il medico che cura la mamma Franca, ma si capisce che lo fa solo per ripicca.
Punto centrale della storia è Franca, che attira l’attenzione delle figlie, che la assistono solo per dovere. L’ultima scena del film si svolge alcuni mesi dopo, a casa di Franca, con tutta la famiglia di nuovo riunita e la donna, correndo a chiamare la cameriera perché porti dello spumante, cade rovinosamente a terra, lasciando presagire una nuova frattura del femore. Frase celebre del film:
“A Whoopy Goldberg… famme ‘na pagnottela che me la magno in terazza” (Maurizio Mattioli)
DANILO TEDONE
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