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Ambiente

Rogo di Pomezia . Sugli ultimi risultati confermati dall’Arpa Lazio , le dichiarazioni dell’ avv. Ezio Bonanni, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto

Rogo di Pomezia: valori elevatissimi di PM10, confermati dall’Arpa Lazio.

Si conferma il rischio di disastro ambientale.

 

L’Arpa Lazio ha diffuso i primi dati:

05/05 – PM10= 130 (µg/m3)

06/05 – PM10= 73 (µg/m3)

07/05 – PM10= 373 (µg/m3)

08/05 – PM10= 52 (µg/m3)

 

Sembrerebbe, dalle prime notizie trapelate, che ci sarebbero diossine per 77,5 µg/m3, a fronte di un fondo naturale di 0,1 µg/m3, cioè 775 volte in più rispetto al limite consentito.

Sono stati registrati da Arpa Lazio e Asl Rm6 il 6 maggio scorso, presso lo stabilimento della Eco X di Pomezia, quando le operazioni di spegnimento del rogo erano ancora in corso. Ciò è stato confermato nella conferenza stampa tenutasi alla procura di Velletri. Marco Lupo, dell’Arpa Lazio, e Narciso Mostarda, della Asl Rm6, hanno dichiarato «che al di fuori delle vicinanze dell’impianto di trattamento dei rifiuti non sono emerse particolari criticità». E’ stata confermata la presenza di amianto nel tetto dello stabilimento, ma è stato escluso che ci fossero quantità significative dello stesso nel centro di Pomezia.

“E’ necessario curare in modo celere, puntuale e preciso la bonifica del sito e del territorio circostante, non solo rimuovendo le rovine e le ceneri ma anche valutando se rimuovere lo strato superficiale del terreno nelle zone immediatamente attigue al rogo”, dichiara l’Avv. Ezio Bonanni, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto.

L’Avv. Ezio Bonanni, anche nell’intervista del giorno 10.05.2017 fa riferimento alla letteratura scientifica, dalla monografia IARC (“At present, it is not possible to assess whether there is a level of exposure in humans below which an increased risk of cancer would not occur” – al momento non è possibile determinare l’eventuale presenza di un livello di esposizione umana al disotto del quale non sussiste un aumento del rischio di contrarre il cancro), fino a quanto riportato dal Prof. Irving Selikoff in “Asbestos and disease” del 1978 che, in ordine all’esposizione a basse dosi ha precisato: “the trigger dose may be small, in some cases extraordinarily so” (Selikoff, Asbestos and Disease, Accademy Press 1978, Relationships – second criterion, p. 162) per affermare che una dose piccola, “straordinariamente piccola”, di fibre di amianto può costituire la scintilla che poi porta al mesotelioma (trigger dose).

Il decalogo dell’ONA:

Aggiornamento delle raccomandazioni/decalogo diffuso dall’ONA (11.05.2017):

1)    Per chi è nelle immediate vicinanze (entro 1km): si consiglia di evacuare le abitazione quantomeno per i prossimi 4 giorni per poi farvi ritorno dopo lavaggio con acqua. Evitare assolutamente il lavaggio a pressione perché alza le fibre di amianto e quindi ne crea aerodispersione e quindi il rischio di inalazione;

2)    Uso di maschere. Tenendo presente il rischio amianto in ragione di quanto dichiarato dalla Procura della Repubblica di Velletri, l’Osservatorio Nazionale Amianto consiglia l’utilizzo di maschere con filtro FFP3 nel raggio di 1 km. Tale raccomandazione può essere estesa anche a coloro che vivono nelle zone limitrofe il rogo (e comunque entro i 5km). Tali dispositivi sono sufficienti per evitare il rischio di inalazione di polveri e fibre di amianto. Tenendo presenti i venti, non può essere escluso il rischio anche per distanze più elevate. Fino a che non ci sarà una copiosa pioggia, sarebbe opportuno continuare a utilizzare le maschere ai fini precauzionali;

3)     Rischio alimentare: il rischio più elevato è l’eventuale consumo di frutta e verdura coltivati nelle zone limitrofe il rogo. Si consiglia di evitare il consumo dei cibi prodotti nei 5 km dal rogo. Per i cibi prodotti oltre i 5 km, è necessario un lavaggio con abbondante flusso d’acqua, anche se non sempre queste misure igieniche possono essere ritenute sufficienti. Il fatto che c’è stato vento e non la pioggia, potrebbe aver fatto disperdere le fibrille di amianto anche a distanze notevoli;

4)  Rischio per il consumo di acqua: per le attività entropiche (cucinare, misure igieniche del corpo e della casa, etc.) e specialmente per bere è sconsigliabile l’utilizzo di acqua che possa risultare contaminata, in particolare quella dei pozzi. Per i prossimi 10 giorni, occorrerebbe consumare esclusivamente acqua in bottiglia;

5)   Per quanto riguarda i bambini e chi ha problemi respiratori, sarebbe preferibile che nell’arco di 1 km dal rogo sia ridotta al minimo l’esposizione dei bambini (e delle donne in stato di gravidanza);

6)   Per quanto riguarda i pozzi: Se i pozzi sono chiusi con apposita copertura, non vi dovrebbero essere entrate quantità rilevanti delle polveri dei fumi dell’incendio tanto da rendere rischioso l’uso dell’acqua. Nel caso contrario, se i pozzi sono aperti, è assolutamente sconsigliato berne l’acqua, e sarebbe opportuno segnalare il rischio in modo adeguato. Ovviamente, chiuderli ora non basterebbe in quanto sono stati esposti a inquinamento almeno da due giorni. Potrebbero anche essere eseguiti accertamenti sui flussi dell’acqua per constatare se, eventualmente, i pozzi sono stati inquinati attraverso la falda.

7)      Per gli edifici pubblici e scuole e per gli opifici industriali:per le parti esterne, utilizzare getti d’acqua in grado di risolvere la problematica legata alla eventuale presenza di fibre; allo stesso modo anche gli stessi terrazzi e balconi possono essere lavati con abbondante quantità di acqua e sapone (tipo quello di Marsiglia). Si deve evitare la candeggina per il rischio di interazione con le diossine e altri cancerogeni.

u.s. Ona

nadiacantelli

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