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RIFORMA O AUTONOMIA DELLO SPORT ?

14 SETTEMBRE 2019
Ma siamo sicuri che sport e politica, in Italia e nel mondo, rappresentino due mondi diversi e distanti ? Siamo certi che la rivendicata autonomia dello sport e la sbandierata competenza dei governi sulla materia siano due facce della stessa medaglia? Che l’olimpismo moderno abbia mai interpretato alla lettera il ruolo di mediatore tra i conflitti più o meno armati, le ideologie e le diseguaglianze di ogni genere ? Ecco, qualche dubbio sarebbe bene nutrirlo e non schierarsi a prescindere. Del resto, basterebbe saper leggere tra le righe quel che c’è sopra ed anche quel che c’è dietro, se non sotto, per capire che noi stessi, protagonisti spesso nostro malgrado di vicende sconcertanti, finiamo per essere vittime, ma anche carnefici dei cittadini terzi, che comunque vengono privati di diritti e opportunità. Del Comitato Olimpico Internazionale e dei suoi impegni, della sua sfera d’influenza, delle sue esclusive risorse politiche ed economiche, del suo passato e del suo divenire, della sua influenza reale e potenziale sui destini sociali di una umanità globalizzata ci sarebbe e ci sarà molto da dire, anche presto e su versanti apparentemente non stringenti. Diversamente, dopo il cambio della guardia tra il Sottosegretario leghista Giorgetti e il Ministro pentastellato Spadafora, siamo di nuovo sul pezzo, in tempo reale, per quel che riguarda i destini sportivi italici. Non dobbiamo farci distrarre dalle rinnovate e dalle vecchie fortune “azzurre” d’alto livello, con atleti e rappresentative professionalizzate e ben condotte, perché il nuovo Governo Conte, ottenuta formalmente la fiducia dalle Camere, ha nel suo seno la novità di un neo Ministro dello Sport e delle Politiche Giovanili, che dovrà dire la sua, anche su quel che è il contenzioso in essere tra la nuova “Sport e Salute SpA” ed il CONI. A pensarci bene, i segnali di ripresa dello sport italiano, ripeto tra professionismo e dilettantismo di altissimo profilo, continuano ad alimentare una vena ottimistica nell’immaginario collettivo. Diciamo che in realtà si determina sempre quel fenomeno di distrazione di massa, che lascia agli addetti ai lavori problemi che sono più o meno i medesimi dal 1944. Il “Tira lo spago, tira la sega…” di oggi, ha sostanzialmente questo significato, ovvero quello che lo sport di tutti e per tutti, senza distinzione di censo e qualità fisica, con funzione educativa e salutare, non può che essere oggetto di una radicale riforma, fermo restante l’esistente, perché l’autonomia finanziaria dovrebbe potersela riconquistare. Da quando Onesti fu incaricato di liquidare il CONI dai Governi di Bonomi e Parri e invece lo rilanciò, avvalendosi della SISAL-Totocalcio(1948) per rimpiazzare i soppressi contributi statali, a quando fu costruito lo Stadio Olimpico (1953) realizzati i Campi Scuola e organizzati con Zauli i Giochi di Roma 1960 e poi i Giochi della Gioventù, annunciati nel 1968 e realizzati con Saini dal 1969, con il coinvolgimento di oltre cinquemila comuni, molta acqua è passata sotto il Ponte Duca d’Aosta e lo spago si è usurato, insieme ai denti della sega, sino al contributo diretto e garantito dello Stato, sino al CONI Servizi, oggi Sport/Salute, azienda di Stato. Francamente, trovo imbarazzante ma emblematica la polemica esplosa all’interno del Palazzo “H”, che fu sede dell’ONB, a un tiro di schioppo dalla Farnesina, ideata anch’essa ottant’anni fa, come monumentale sede rappresentativa del fascismo, su questioni di menage condominiale, appunto tra CONI e Sport/Salute SPA, mentre molti soggetti appaiono defilati ed in attesa nei territori, dove Regioni e Comuni hanno un ruolo fondamentale. Il vero problema è quello che per un verso o per l’altro la questione sportiva italiana, irrisolta per lo stesso dettato costituzionale, sostanzialmente elusa dai governi, sino alle “attenzioni” avviate in modo traumatico dal primo Governo Conte, non correttamente orientata dalla comunicazione polarizzata sullo sport spettacolo , stenta a maturare come reale diritto alla pratica e come mezzo educativo al civismo ed alla salute, rischia al solito di arenarsi sulle sponde di qualche isola perduta, piuttosto che continuare in una defatigante effimera odissea. Dunque, aveva visto giusto Giulio Onesti, di cui andrebbe recuperata l’ancora valida filosofia, la capacità di autoriforma e programmazione da parte del CONI, delle Federazioni e dell’Associazionismo di una propria autorevole proposta culturale e sociale, almeno fin tanto che sia in vigore la vecchia storica Legge N. 426 del 16 febbraio 1942. Diversamente, ecco quel che è mancato e che rischiamo continui a mancare per il nostro miglior divenire sportivo, nel marasma e tra le schiume della risacca, dell’andirivieni italico della politica.
Ruggero Alcanterini

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