Finalmente una buona notizia, perché le favole sono realtà e i bambini sono come quelli di una volta, me compreso. Questo Joseph Rudyard Kipling lo aveva ben capito, scrivendo il Libro della Giungla, anticipando la storia di “Gianburrasca” Yamato Tanooka, lasciato solo a sette anni per punizione una settimana con gli orsi, nella foresta alle pendici del monte Komagatake, nel sud dell’isola di Hokkaido. « In considerazione del potere dell’osservazione, dell’originalità dell’immaginazione, la forza delle idee ed il notevole talento per la narrazione, che caratterizzano le creazioni di questo autore famoso nel mondo », questa la motivazione del Premio Nobel che fu conferito a “Kim” Kipling nel 1907. Lui era nato in India, a Bombay, nel 1865, da genitori inglesi. Educato in Albione, ne sofferse al punto da desiderare la libertà, la fuga nei meandri della sua fervida fantasia per tutta la vita. Scrittore e giornalista girovagò come corrispondente itinerante sino allo stop da emorragia cerebrale nel 1936, quando letta la falsa notizia della sua morte scrisse “Ho appena appreso della mia morte dal vostro giornale: non dimenticate di cancellarmi dalla lista dei vostri abbonati!”. In conclusione, educhiamoci nelle foreste, perdiamoci nelle miniere abbandonate, sdraiamoci tra le formiche per osservare la loro civiltà, impariamo ad ascoltare la musica da grilli e cicale, perché soltanto questo è vivere in paradiso.
Ruggero Alcanterini
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