Diciamoci la verità, se la madre di tutte le battaglie costituzionali nel senso della riforma dello Stato è quella di “rivedere” il Senato della Repubblica, per numero, composizione e funzioni, non si tratta di una novità, perché gli inventori del Senato, i Romani (SPQR – Senatus Popolusque Quiritium Romanus) che lo avevano costituito con cento membri il 21 aprile del 753 a.C., lo avrebbero modificato più volte nel numero e nella composizione, passando dal periodo regio al repubblicano e quindi a quello imperiale. I Quiriti che lo formavano erano cittadini romani in possesso dei pieni requisiti, appartenendo a tutte le categorie possibili dai patrizi ai plebei, dagli uomini cultura ai militari. Quello però che non era mai in discussione era il primato del Senato, forma ripresa in radice in tutto il mondo, nel tempo e nello spazio. Allora quale è la questione? Quella di ridurre numeri e costi e meglio gestire il potere legislativo. Bene, quale è, se non quella della Camera dei Deputati, la situazione in cui i numeri esorbitano, sino a divenire pleonastici con il meccanismo del premio di maggioranza, che porta all’elezione persone non votate con le preferenze, ma semplicemente scelte dai vertici dei partiti . E perché si continua ad attribuire il ruolo di SECONDA CARICA DELLA REPUBBLICA AL PRESIDENTE DEL SENATO? Tra i “Padri Costituenti” nel 1947 sarà pure emersa una ragione plausibile, ovvero che il Senato fosse più importante della Camera e non il contrario, come apparirebbe oggi, dopo la eventuale definitiva approvazione della riforma su base referendaria. La delicata architettura della Costituzione verrebbe compromessa se non si provvedesse invece ad un intervento molto più ampio e complesso, non realizzabile a colpi di maggioranza e scontri tra fazioni. Facciamoci un pensierino post-referendario: posto che i Deputati Europei e i Nazionali sembrano essere davvero un inutile doppione, peraltro con privilegi e retribuzioni che non sono uguali tra di loro e paragonabili con gli appannaggi dei colleghi di altri paesi comunitari, ipotizziamo la riduzione del numero dei Deputati Nazionali alla metà, integrandoli con i deputati europei, che così avrebbero più consapevolezza delle questioni da mediare e decidere a Strasburgo, Bruxelles e Lussemburgo. Infine e comunque, la mia impressione è che si rischia di andare ad uno scontro referendario rovinoso su di un obiettivo sbagliato e tutt’altro che esemplificativo del concetto di riforma costituzionale utile a rammodernare il Bel Paese. Tra le foto, quella della Curia sotto il Campidoglio, storica sede del Senato Romano. La Curia Iulia a Roma, l’edificio sito nel Foro romano che ospitava il Senato.
Ruggero Alcanterini
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