Sempre sul tema de “… il bel paese ch’Appennin parte , e ‘mar circonda e l’Alpe.” , come non fare riferimento alla nuova straordinaria messa in scena dei Fori Romani, mediante il sistema di luce a led, che ha dato loro nuova vita, ruolo attrattivo ed economico, posto che i costi energetici risultano ridotti drasticamente. Ma per questo, chiamo in causa un testimone d’eccezione, il giornalista di guerra ventiquattrenne Edmondo De Amicis, entrato a Roma con le truppe sabaude dalla “sfracellata” Porta Pia, il 21 settembre del 1870 e che non resiste al fascino notturno del Colosseo e dei Fori. La sera stessa, noleggia una carrozza e va…:”Salgo in una carrozza e chieggo d’esser condotto al Colosseo. Attraverso la stupenda piazza della Colonna Traiana, piena di gente anch’essa e illuminata; passo per parecchie piccole strade; dappertutto lumi. Guardo nei caffè, nelle osterie: dappertutto soldati e popolani insieme, dappertutto grida di viva Roma e viva il nostro esercito, dappertutto canti, amplessi, grida di gioia, bandiere. Eccoci nel Campo Vaccino. E’ notte fitta, e il classico lume di luna sul Colosseo non risplende ancora. Non importa; il cielo è stellato, e vedrò del sublime monumento almeno i contorni. Da tanti anni ardevo di vederlo! Il cuore mi batte a precipizio. Ormai sono in un luogo deserto, non sento più una voce, non un passo; tutto è questo ed oscuro. Eccoci, mi disse il cocchiere. Io balzo in piedi, guardo, travedo una immensa macchia nera sul cielo, e tanto è l’impeto e la dolcezza con cui i ricordi e le immagini della memoranda giornata mi assalgono tutti in un punto, che non s’arresta il mio sguardo sui meravigliosi contorni, nè ivi si può arrestare il pensiero, sguardo e pensiero si levano più in alto, e dal profondo del cuore, col più ardente palpito che potrà mai destare in me l’amor di patria, sciolgo un ringraziamento a quella Giustizia nel cui nome l’Italia gridò al mondo: – Voglio la libertà – e giurò di conseguirla …”. 26 settembre 1870 – “Senza aver veduto Roma è impossibile formarsi una giusta idea dell’effetto che può fare. E’ di Roma come di Venezia: la prima cosa che si fa, appena entrati è di dimandarsi se si sogna o se si è desti. Sembra una città guardata a traverso d’una lente che ne ingigantisca contorni. Si direbbe che le case, le piazze, le chiese, le fontane, le scale, le colonne, tutti i monumenti di Roma sono stati fatti da una razza d’uomini fisicamente il doppio di noi. Noi ci sentiamo piccoli, passando per queste piazze e queste vie; ci pare d’esserci rifatti bambini; l’uomo diventa formica, come dice Victor Hugo.”… (Victor Hugo era appena rientrato dall’esilio nella sua Parigi il 5 settembre 1870, dopo la caduta di Napoleone III).
Ruggero Alcanterini
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