Inesorabile giunge la notizia peggiore: Ben Ali Muhammad, simbolo della boxe e della lotta contro l’apartheid ha lasciato questa terra per raggiungere gli altri eroi dello sport in Borea. Io però lo ricordo come Cassius Clay, diciottenne, splendido vincitore dell’oro olimpico tra i mediomassimi a Roma nel 1960, come Jessie Owens a Berlino nel 1936, quando aveva meno rabbia, meno muscoli ed un sorriso più devastante dei suoi pugni. Cassius tanti ne dava e pochi ne prendeva; Ali tanti ne dava e molti ne prendeva di colpi, anche sul piano psicologico e c’è chi attribuisce alle sue avventure gladiatorie sul ring la causa del morbo che lo ha ucciso. Cassius come Jessie, stessa condizione sociale, stessa maglia storica della nazionale olimpica USA, stessa missione nella storia, non soltanto dello sport, stesso obiettivo colto in nome dell’eguaglianza tra gli umani.
Con l’arrivo della stagione fredda, la scelta degli pneumatici torna tra le priorità degli automobilisti:…
Il 20 novembre 2025, all’Aurum di Pescara, si terrà una delle iniziative più attese in…
L’arrivo dell’inverno modifica in modo sensibile il comportamento dell’asfalto cittadino, soprattutto in territori come Pomezia,…
In un mercato dove la fiducia vale più dei margini, Luca Fontanelli, fondatore di QUEST,…
Il Black Friday è il momento ideale per aggiornare la propria tecnologia. Quest'anno HONOR riesce…
Il calcio, si sa, non è solo uno sport: è un fenomeno culturale capace di…