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RIFLESSIONI DEL DIRETTORE – TANTO FUMO, MOLTO ARROSTO

Oggi Franco Di Mare ci ha ricordato che i fumatori di tabacco sono più o meno il quindici per cento della popolazione mondiale, ovvero circa un miliardo e che questo comporta una notevole incidenza di patologia connesse con un tasso di mortalità imputabile addirittura del quaranta per cento. Oltre sei milioni di persone muoiono ogni anno per malattie cardiovascolari (prima causa di decesso assoluta) respiratorie (quasi il 40% dei fumatori va incontro alla broncopneumopatia cronico ostruttiva) e svariati tumori (9 su 10 di quelli al polmone si manifestano nei fumatori). Ma il fumo uccide anche per cause indirette, se si considera che una persona su 10 muore per le conseguenze del fumo passivo. Di fronte ad un quadro terribile come questo, la libera scelta di disporre della propria e dell’altrui salute porta alla considerazione che, nonostante tutto, epidemie e guerre comprese, l’umanità incrementa la natalità e punta al raggiungimento di un traguardo assoluto di undici miliardi di individui entro il 2100. Cosa dire, che il fumo uccide quanto e più dell’alcol, dello smog antropico e industriale, degli incidenti da traffico, delle epidemie naturali e forse indotte come la perversa AIDS non soggetta a dogane ed esportabile secondo i flussi migranti nel mondo? E le guerre, tutte inutili e indotte? E la denutrizione? La mancanza di acque potabili e le condizioni igieniche impossibili? Tutto questo e tanto altro appare come enorme cosa se insieme alle catastrofi naturali, oggi imputabili alla stessa presenza umana sula Terra. Ecco, perché rimango dell’opinione che soltanto il rispetto dei fondamentali principi dell’etica e del fair play , insieme alla pratica sociale dello sport, possono aiutarci almeno fronteggiare la catastrofe che incombe. I principi sono appena due e molto semplici: rispetto delle regole e stile di vita corretto. Infine, altri due possibili sbocchi: emigrare con pochi eletti su di un altro pianeta, oppure sopravvivere, sempre con pochi individui ad una catastrofe purificatrice, come sostenuto dal prof. Stanley Ambrose dell’Università dell’Illinois nel 1998 : la teoria della catastrofe di Toba afferma che tra 75.000 e 70.000 anni fa l’esplosione di un supervulcano al di sotto del Lago Toba, probabilmente il più grande evento eruttivo negli ultimi 25 milioni di anni, rese ancora più rigido il clima del Pianeta, che già stava attraversando una glaciazione. Secondo questa teoria, un simile evento lasciò conseguenze molto gravi in tutto l’ecosistema mondiale del tempo, portando molti organismi sull’orlo dell’estinzione, uomo compreso. Sempre di fumo si trattava…

Ruggero Alcanterini

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