Oggi ricorre il quindicesimo anniversario dell’attacco alle Torri Gemelle di New York, quando anche gli Stati Uniti persero la loro invulnerabilità, vittime di un fenomeno partenogenetico, che aveva generato quei mostri utili alla necessità industriale delle guerre e parlo di personaggi come Saddam Hussein e Osama Bin Laden, personaggi chiave della inarrestabile perversa diaspora che continua ad insanguinare e destabilizzare quattro dei cinque continenti, con centinaia di migliaia di morti e milioni di migranti alla mercè dei trafficanti. Prima al-Qaida e poi ISIS, piuttosto che altri “bad men” come Mu’ammar Gheddafi e Bashar al-Assad, avrebbero giustificato quella che era una Apocalisse annunciata e voluta, nonostante ogni logica sensata. In tutto questo, hanno messo del loro diversi grandi che normalmente siedono al tavolo salottiero del G8/10/20 e in particolare Tony Bair di concerto con George Bush e Nicolas Sarkozy. Soltanto quando lo tsunami di sangue è piombato sul World Trade Center e sulla Torre Eiffel, piuttosto che nella Metropolitana di Londra, si cominciato a capire che la politica del tanto peggio a casa degli altri e del tanto meglio in casa propria, con la globalizzazione, non funziona più come una volta. Stesso ragionamento e senza fare le debite proporzioni, per via dell’esponenziale consenso catturato sull’onda emotiva del disastro capitale in essere a Roma, vale per colei che rappresenta e incarna il “geniale” progetto della Casaleggio e Associati, una volta di Gianroberto ed ora di Davide, ovvero Virginia Raggi, Sindaca di Roma, erede storica della “papessa”, Donna Olimpia Maidalchini. Devo ricordare, che si sapeva benissimo che chiunque avesse preso Roma avrebbe avuto un compito pari a quello che
impedì di governare allo stesso Eroe dei due Mondi, Giuseppe Garibaldi. Bene, nonostante il consenso “bulgaro”, l’aria che tira per Virgina e la sua Giunta in formula “work progress” è davvero brutta.
Al di la dei disarmanti sorrisi di circostanza, in barba all’Apocalisse romana, che si incupisce ogni giorno di più, nulla di diverso appare all’orizzonte, se non un ottovolante di nomine e dimissioni, oltre l’annunciato NO alla candidatura per i Giochi Olimpici 2024. Dunque, se l’Apocalisse secondo Giovanni era rappresentata da quattro cavalieri, oggi possiamo immaginarla altrettanto terribile, ma dietro un sorriso, quello di Virginia.
Ruggero Alcanterini
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