Che senso ha tentare di ridere o far ridere su disgrazie e catastrofi o di utilizzare la satira come un tortore, al fine di provocare reazioni, augurandosene le peggiori? Diciamo che in tal senso il masochismo è la ricerca del piacere attraverso il dolore, ma nel caso dei vignettisti di Charlie Hebdo, quando si esaltano nel dolore altrui, subentra l’aggiunta infima del sadismo. Ispiratori dunque Leopold von Sacher-Masoch e il marchese de Sade per le reiterate vignette sulle sventure del Centro-Italia, con particolare riferimento al terremoto nella versione estiva di Amatrice e quella invernale di Rigopiano. Ieri Gigi Proietti, senza mettere le bandiere, ha cavalcato uno dei suoi famosi destrieri da battaglia in salsa francese ed ha risposto in modo ironico, garbato, ma deciso. Francamente è assurdo doversi difendere da chi insanguinato fa spettacolo del sangue altrui, ma in questo senso a Parigi è rimasta cultura del Grand Guignol, dello spettacolo granguignolesco divenuto nel tempo sinonimo di macabro e cruento, ma da cui non ci sentiamo coinvolti e a questo punto nemmeno offesi. Ognuno raccoglie quel che semina e mentre sul Gran Sasso c’è ancora chi trepida tra la vita e la morte, la redazione di Charlie deve farsi una ragione del formidabile sberleffo dell’eclettico attore romano, erede di fatto del grande Ettore Petrolini. Nel “NUN ME ROMPE ER CA’” di Gigi io mi sono ritrovato, al di fuori dei sofismi sociologici e il “complicatese” delle annunciate querele…
Ruggero Alcanterini
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