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RIFLESSIONI DEL DIRETTORE – REMINISCENZE OLIMPICHE

Premesso che rispetto le opinioni di tutti e le preoccupazioni, che condivido, per la gestione politico amministrativa del Paese in lungo e in largo, come in basso e in alto, voglio ribadire il concetto che per me è inaccettabile che ci si arroghi il diritto di decidere senza averne né titolo, né competenza. Mi dispiace, ma dopo aver subito il colpo di mano da parte di Monti, nominato, mai eletto e mai confermato dal suffragio popolare nel ruolo di premier, adesso diventa curioso sentirsi anticipare da Grillo una decisione che formalmente spetterebbe al Sindaco/a Raggi, ovvero il NO alla candidatura di Roma per i Giochi Olimpici del 2024. La cosa paradossale è che nella tornata precedente il Sindaco Alemanno aveva firmato e sostenuto il progetto, mentre adesso avviene il contrario, con l’attuale Premier Renzi, anche lui mai eletto, ma nominato, che sostiene a spada tratta la candidatura. Io voglio aggiungere che in attesa di fare una seria valutazione dei pro e dei contro, del tutto virtuale, visto che con le nostre contorsioni per Parigi 2024 si è aperta un’autostrada e che sarebbe comunque stata necessaria una aspra lotta anche con Budapest per arrivare ad un risultato favorevole a Roma, ci rimane soltanto la possibilità di fare discussioni accademiche o da bar per piangere sul latte versato, piuttosto che gioire per lo scampato rischio. Comunque, questo non scioglie il nodo della perversione del sistema e della incapacità italica di gestire le opportunità olimpiche nella sobrietà e normalità, viste le rinunce del 1908, del 2000, del 2020 e la bocciatura del 2004, salvo i “miracoli” di Cortina 1956 e Roma 1960, oltre Torino 2006. Vorrei poi capire nel dettaglio in cosa consistano i debiti pregressi incagliati nel bilancio capitolino e imputabili ai XVII Giochi, visto che di anni ne sono passati e molte delle opere di cui la Città e il Paese ancora beneficiano sono legate proprio a quell’Evento, salvo l’Esposizione del 1911 per il Cinquantenario dell’Unità d’Italia, la enfatizzazione del regime fascista con il Foro Mussolini, poi Italico e la E42, abortita per la guerra, che hanno conferito interi quartieri e strutture strategiche al centro, come nelle periferie (Prati, Della Vittoria, Flaminio, EUR…). Monti non aveva paura dei ladri, ma di spendere, rischiando la ellenizzazione dell’economia italiana, Grillo invece si preoccupa dei palazzinari e di mantenere il punto rispetto al programma elettorale stravincente per Roma. Onestamente, per concludere, se avessero ragionato così dittatori, re, imperatori, papi e mecenati, che hanno governato sull’Italico Stivale, tutte le nostre città sarebbero ben altro, che quell’immenso tesoro d’arte che abbiamo ereditato e molti dei nostri grandi talenti sarebbero emigrati o non si sarebbero potuti esprimere…

Ruggero Alcanterini

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