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RIFLESSIONI DEL DIRETTORE – REFERENDUM, TRA GUAZZABUGLIO E ACCOZZAGLIA

Come tutti, ho avuto modo di farmi una idea sul referendum costituzionale e sono giunto alla conclusione che ci troviamo di fronte ad uno dei peggiori guazzabugli che mai si siano potuti allestire in materia referendaria, aggravato dall’importanza del tema trattato. La Costituzione repubblicana fu studiata con ponderazione, equilibrio e saggezza dai padri costituenti, proprio all’indomani di un altro storico referendum, quello che imponeva la scelta tra monarchia e repubblica il 2 giugno del 1946. Per la verità, ancora si discute sul vero esito di quel voto, posto che le schede, distrutte, non si potettero sottoporre a verifica, ma almeno il quesito era uno e chiaro, mentre le parti contrapposte erano comunque composite, frutto ibrido inevitabile della rinnovellata democrazia, quindi anche allora definibili nel bene e nel male “accozzaglia”. Sono portato a cogliere la questione principe, il focus di questo confronto referendario, che mette in discussione il ruolo della prima camera, il Senato, che esprime la seconda carica dello Stato, a beneficio della seconda, il Parlamento, che esprime la terza, dove un numero ben maggiore di rappresentanti, comunque nominati dai partiti e solo formalmente eletti, anche con un esagerato e contestato premio di maggioranza, prodotto dal “Porcellum”, senza vincolo di mandato, regola la vita del Paese. Ai tempi di Nicola di Lorenzo Gabrini, detto Cola de Rienzi, a metà del Trecento, la sede parlamentare era sì una, ma si trattava dello storico Senato Romano e la lotta per il potere era estremamente complicata e complessa tra il Papa, l’Imperatore, i nobili come gli Orsini, i Colonna, i Savelli, piuttosto che i mercenari e gli opportunisti voltagabbana di allora. Cola, tribuno di espressione popolare, oratore di grandissime capacità, salì al potere assoluto, occupò il Senato, strafece e in due tempi fu travolto dal suo delirio d’onnipotenza, facendo una brutta fine, trucidato proprio in Campidoglio. Faccio riferimento a questa storia esemplificativa per ricordare a tutti noi che, fare strame delle istituzioni , di una realtà consolidata in duemilacinquecento anni, a favore di un’altra comunque nata da una matrice monarchica nel 1861, salvo i quattro anni, tra il 1939 e il 1943, quando fu trasformata in Camera dei Fasci e delle Corporazioni, non porta bene. Io continuo a pensare che comunque vada il Referendum di domani, il risultato non sarà un successo, perché manca la larga condivisione delle scelte, di cui il nostro Paese ha assoluto bisogno soprattutto in questo difficile momento.

Ruggero Alcanterini

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