Ecco, finalmente, un lampo ha squarciato la monotonia bianca nella vasca olimpica e questo è avvenuto, com’era giusto che fosse, a Rio, dove l’energia sorgiva di un paese come il Brasile è fortemente rappresentata dal colore nero. Il flash è americano USA e la “torpedine” dalla pelle scura è la solare Simone Manuel. Lei ieri non ha solamente battuto il record olimpico sui 100 stile libero, ma ha soprattutto abbattuto la barriera storica che aveva lasciato in bianco l’oro del nuoto femminile. Lei è erede in linea diretta – dopo quaranta anni – dell’olandese Edith Sijij Maria Brigitha, che ruppe il ghiaccio con il “bronzo” nei 100 e 200 stile libero a Montreal. Per i maschi, Anthony Nesty, del Suriname, rimane unico nella Hall of Fame, con la strepitosa vittoria del 1988 nei 100 farfalla a Seoul e con la replica in bronzo nel 1992 a Barcellona. Concludo con la mia personale convinzione che la relativa acquaticità non ha a che fare con la consistenza scheletrica, ma con il colore della pelle, ovvero che l’apartheid nelle piscine è stato più duro. Diversamente, la vittoria di Manuel andrebbe salutata come doppia, contro le avversarie e contro la legge fisica.
Ruggero Alcanterini
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