Ancora un’opera d’arte ha arricchito il bottino degli sciacalli. Tra le tante disponibili nelle mille chiese dirute dal terremoto, sembra quasi scelta per via del tema trattato: “Il perdono di Assisi”. Collocata da secoli in S, Stefano di Nottoria, nei pressi di Norcia, era stata realizzata dal pittore francese Jean Lhomme, tra i preferiti da Urbano VIII, nel 1631. Diciamo lo sciacallaggio è di qualità, non di certo compiuto dagli stessi che ad Amatrice avevano arraffato cibo e giocattoli destinati agli sfollati, ma sapienti esperti che sono arrivati prima degli operatori ministeriali e in modo mirato hanno tagliato la tela dalla cornice. Questo ripropone i tema della prevenzione, ovvero di evitare che si debba arrivare al crollo per agire e della sicurezza, ovvero che esercito e forze dell’ordine controllino adeguatamente il territorio a rischio. Comunque, tornando all’uomo che si comporta come l’animale, lo sciacallo, non per sua colpa è simbolo di quando di più abietto si possa compiere tra gli umani, questa è l’occasione per ricordare a noi stessi che non c’è alcuna differenza tra quello che è avvenuto a Nottoria e quanto fatto ai danni della povera Tiziana Cantone o dai ladri di vittorie ai danni della credibilità dello sport, uno per tutti Lance Armstrong.
Ruggero Alcanterini
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