Qualcuno potrebbe pensare ad un paradosso, ma io sono convinto che la scelta fatta dai padri della filosofia, della scienza e della cultura, duemilasettecento anni orsono, aveva un senso, che andava ben oltre l’immaginifico e l’immaginario, che assegnava ad Olympia, ai Giochi quadriennali ed i suoi protagonisti una funzione deterrente rispetto alla pace e al rispetto delle regole, delegando ai vincitori, semidei, il ruolo esemplificativo morale ed estetico, donando a tutti una speciale occasione d’incontro, di partecipazione. Per attualizzare il concetto, mi rifaccio alla conclamazione della notizia che le emissioni di anidride carbonica hanno sfondato definitivamente la soglia della tollerabilità e che la Terra è ormai nella fase di tropicalizzazione globale, ovvero che a tutti saranno garantiti tifoni ed uragani con trombe d’aria a sorpresa, mentre la desertificazione aumenterà il suo inarrestabile trend insieme alla plastificazione degli oceani e dei mari. Ecco, la vera guerra da vincere mediante la tregua quotidiana dello sport praticato, del tempo libero dal lavoro (purché il lavoro ci sia) ecco che ritorna prepotente il ruolo della scelta intuitiva fatta centotré anni fa a Gand dai padri fondatori del CSIT (Confederation Sportive Internationale du Travail) che oggi somma organizzazioni in quaranta paesi nel mondo e di cui è stato eletto presidente Bruno Molea (AICS – Associazione Italiana Cultura Sport) quatto giorni fa a Riga, raccogliendo il testimone dall’austriaco Harald Bauer, esponente dell’ASKO. Lo stesso de Coubertin dovette riconoscere che il Movimento che vedeva nello sport una opportunità emancipativa e di crescita della qualità della vita per i lavoratori aveva ben ragione d’essere. Il CSIT, d’ispirazione socialista, arrivò ad organizzare a Vienna due Olimpiadi dei Lavoratori negli anni trenta, quando il nazismo non era più un’ombra. Ora, a mio avviso, il compito reale non è tanto e non solo quello di organizzare giochi e attività (i prossimi World Sport Games sono previsti proprio a Riga nel 2017) quanto quello di orientare le scelte della multiforme e polimorfa miriade di organizzazioni impegnate nel sociale attraverso lo sport verso obiettivi che consentano all’umanità di salvarsi. Questo è il compito non semplice, ma fondamentale, che aspetta a Bruno Molea, primo italiano a presiedere il CSIT.
Ruggero Alcanterini
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