Stavo giusto pensando alla fatale data del 4 novembre di cinquant’anni fa, quando una perversa congiuntura climatica e la mancanza assoluta di prevenzione, mandarono contemporaneamente sott’acqua sia Firenze che Venezia, simboli assoluti della cultura, dell’arte e della bellezza per l’intera umanità. L’emozione fu fortissima e scattarono cordate incredibili di solidarietà. Ci si rese conto della necessità di prevenire e per Firenze si… studiarono alleggerimenti della portata d’acqua dell’Arno, per Venezia le dighe mobili del MOSE. Ad oggi queste soluzioni sono incomplete, a dimostrazione di come l’idea del prevenire incontri resistenze che vanno ben al di là delle difficoltà tecniche, economiche e burocratiche, ma come siano purtroppo di carattere culturale. Il nostro fatalismo è allucinante, perché unito all’iper ottimismo, alla certezza di potercela comunque fare, anche se ci sono stati personaggi che hanno fatto di tutto per convincere i governi ad adottare ben altra filosofia. Ad esempio, voglio ricordare che per la stessa Roma, sempre a rischio di esondazioni da parte del Tevere nel punto cruciale di Ponte Milvio, dopo l’inondazione del 1870, il Generale Giuseppe Garibaldi, allora senatore, che nel 1975 aveva sostenuto un progetto per un canale artificiale scolmatore a nord della Città, in alternativa agli orribili muraglioni, cosa di cui non si fece nulla e di cui ancora rischiamo di piangere le possibili conseguenze…
Ruggero Alcanterini
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