Mentre il mondo brucia nel rogo del terrore, la sua economia uccide più delle armi, la civiltà distrugge per costruire, qualcuno festeggia la sua indipendenza. E’ il caso degli USA, che ieri hanno dato fondo alle riserve di botti pirotecnici nella illusione di scacciare i fantasmi di Al Quaeda e dell’IS. Purtroppo, la globalizzazione apre le frontiere e crea interdipendenza sotto tutti gli aspetti. Per questo il grido dall’arme, la proposta di dare un profilo umano alla perversità di cui è intriso il profitto, l’appello di Christine Lagarde dal fondo Monetario Internazionale, non ha avuto esito e non lo avrà. Dobbiamo rassegnarci a convivere con i buoni e con i cattivi, nella consapevolezza che il paradiso è ormai perduto e rimane soltanto nella iconografia immaginaria. A breve, si celebreranno i Giochi Olimpici in Brasile, a Rio, nella terra di cui l’Amazzonia è parte non soltanto simbolica e in cui si sintetizzano agonizzanti le ultime speranze di sopravvivenza di chi è vittima predestinata di una umanità dall’istinto predatorio. Religione, sociologia, politologia e così via ogni declinazione del possibile e dell’impossibile non sono altro che fragili alibi o illusorie spiegazioni di un fenomeno a velocità crescente e irrefrenabile, senza un senso compiuto accettabile, se non quello della vocazione masochistica che, inesorabile, ci sta portando al suicidio, naturalmente globale.
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