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Riflessioni del Direttore – Festa di maggio

FESTA DI MAGGIO – Era d’agosto, i miei genitori erano ancora fidanzati, la Seconda Guerra in piena ebollizione, anche per l’Italia, dopo due mesi dalla dichiarazione di guerra alla Francia e Orio Vergani dava alle stampe “FESTA DI MAGGIO”, quasi l’equivalente del Libro Cuore per lo sport … Devo dire che entro in possesso di questa reliquia della letteratura sportiva, giusto in tempo per trarne spunto, in questa fase ricostituente dello sport italiano. Dunque, Orio, figlio d’arte d’una famiglia dedita a giornalismo teatro e letteratura, massimo cantore del Giro, maestro di Gianni Brera, vinceva il “Premio letterario 1940 Popolo di Brescia – mille miglia ” con un’opera, che si apriva inneggiando nostalgicamente allo sport nella scuola e si concludeva con la mitica “Cento chilometri”. Parlo al passato, imperfetto, perché di questo scritto non c’è giusta reminiscenza tra chi vagheggia di attività motoria e sport nella scuola, piuttosto che di una salvifica azione di ufficializzazione, di riconoscimento della popolarizzazione del camminare e del correre, come consacrazione di un fenomeno naturale, che metterebbe l’atletica al di sopra del mare magnum degli sport vecchi e nuovi di nicchia, con tanti saluti a costi proibitivi e bibitoni nei club. Siamo i procinto di scegliere strade da percorrere e uomini guida cui affidare le sorti del sistema sportivo italiano per il prossimo quadriennio, quello giusto per una svolta forse tardiva, ora irrinviabile. Dunque, il primo capitolo scritto da Orio per un libro dal titolo in carattere sia con il Giro della Rosea, sia con il Congresso CONI. FESTA DI MAGGIO, come un inno struggente al vecchio Professore di ginnastica… “Dove sara? Dove si nascondono i maestri di ginnastica della nostra fanciullezza ?… Addio fascino della “ scuola a piedi”. Addio fascino del passo di corsa… pugni al petto, testa alta, con la brezzolina dell’inverno sulle ginocchia nude…Era forte? Nessuno lo ha mai saputo, credo se il proprio professore di ginnastica era un ercole in incognito o u omino qualunque… Il palco delle pertiche era appoggiato, nella chiesa sconsacrata, contro il vano di un vecchio altare. C’era lassù un segreto conosciuto da pochi, appena dai più forti e dai più tenaci: ci si riposava accanto ad un volo di angioli di stucco … tra le nuvole barocchette. Il professore mi guardava un momento e mi diceva: “bravo!”. Leggere Oriani è un tutt’uno col ricordare il mio vecchio professore delle medie, al “Gioacchino Belli”: di lui rimembro soltanto il cognome, Chianese e anche lui mi disse: “bravo! Dopo aver salito la pertica tutta di un fiato. E poi, dopo 271 pagine di meraviglie letterarie su due ruote, in bob, nell’arena dalla parte del toro, sul ring, in pista per sprintare sulla carbonella, con la penna magica di Vergani si arriva alla Cento Chilometri. Roba da pionieri, lividi dal freddo, in partenza come i fornai al forno, nel pieno della notte: “…si parte senza un colpo di pistola… da una strada buia nei paraggi della vecchia si stazione. Notte nera e piovosa, lampade rare, tenebra ai crocicchi … E’ un piccolo mondo che si sveglia una volta all’anno, il mondo dei camminatori indefessi, dei marciatori ad oltranza, dei podisti che in una brutta giornata di novembre fanno i loro centomila passi. … Atleta si diventa. Marciatore dei cento chilometri si nasce. … Ogni gamba gli pesa un quintale, il viso è contratto dalla fatica, l’occhio è smorto, il respiro è fioco, il piede pesta piatto nella fanghiglia… Anche l’accompagnatore è stanco e ha fame. Quaranta, cinquanta, sessanta… chi li conta più i chilometri? L città non è lontana. Ma anche un chilometro, anche un giro di pista è una lontananza estenuante, dopo undici, dodici ore. … Il vicitore è entrato. Era partito rasato. Dopo undici ore ha una barba di due giorni. Fa l’ultimo giro. Solleva le braccia, cerca col petto il filo di lana, ancora lontano cinque, quattro, tre metri. Lo portano in trionfo Si piega su chi lo sostiene. … Avrà si e no una medaglietta d’argento. Ma non si corre per questo. E neppure per la popolarità… L’UOMO, IL PIU’ GRANDE E IL PIU’ UMILE, VUOLE SOLAMENTE VINCERE LA BATTAGLIA, SPLENDENTE ED OSCURA, CONTRO SE STESSO …”

 

 

 

Ruggero Alcanterini

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Ruggero Alcanterini

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