di Ruggero Alcanterini
LE SETTE PIAGHE DEL MONDO – La peste torna in forme diverse e si diffonde per le vie geometriche della globalizzazione. Un morbo misterioso, dall’oriente, pandemico di nuovo ci insidia. Ad ogni offesa inferta, la natura risponde con gli interessi e l’umanità sa già quel che l’attende o meglio va con serena incoscienza verso la catastrofe. In Australia, sembra che gli antichi spiriti aborigeni si incarichino della vendetta, soffiando tempestosi venti sabbiosi, bombardando con blocchi di grandine, inondando coste ed interni con acqua che non mitiga l’arsura del deserto lasciato dagli immani roghi, che ancora devastano lo Stato di Vittoria. L’ISIS torna a rialzare la testa eleggendo un nuovo capo e allignando la sua risorgenza nel caos di sentimenti, competenze e interessi, che continua ad ammorbare le terre dell’antica civiltà mesopotamica, come la patria dei mai vinti Corsari Barbareschi, la Libia. La primavera araba si è fatta inesorabilmente inverno e gli ottomani riprendono le vie del Mediterraneo, mentre la Germania media, l’Inghilterra e la Francia sono ammalorate dai fatti propri, dopo essersi fatte con danni irreparabili quelle degli altri. La Russia, esclusa per doping dai Giochi di Tokio, sostituisce gli USA nel ruolo di sceriffo, la Cina imperterrita continua ad espandersi tessendo non soltanto seta e l’Europa, almeno quella dell’Euro, dopo l’addio di Draghi, semplicemente non esiste. Basta per oggi? No, non basta, perché il vero nodo gordiano rimane quello del clima complessivo , quello che vede finire in un turbine le residue speranze di sopravvivenza. Turbine che minaccia di divenire cosmica tromba del giudizio, dove in vortice si miscelano mefitici tossici fumi, vomitevoli plastiche, miserevoli narcisismi architettonici, cinici investimenti industriali, deliranti aspirazioni d’onnipotenza nucleare, armi vere e finte di distruzione di massa, fiumi di allucinogene droghe, nebbie tabagiste e tsunami alcoolici, infine nubi sospese, minacciose, spietate d’asbesto ovunque a sigillo di tanta disperante antropica complessità in vista dell’appuntamento di Davos, l’ennesimo con la pretesa di trattare le sorti del mondo, dove Gulliver Trump e la fatina Greta Thunberg dovrebbero sintetizzare gli opposti poli di un sistema dal circuito ormai prossimo alle estreme conseguenze…
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