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RAVE ITALIA

Ma vi pare possibile che il Bel Paese sia alla mercè di chi decide di fare che e che cosa a prescindere? Questa storia del “rave” sul Lago di Mezzano, un luogo simbolo della nostra stramillenaria civiltà, con diecimila “personaggi” piovuti da ogni dove, fuori dalle regole elementari e straordinarie – di cui tutti siamo tenuti al rispetto, con tanto di pandemia COVID in corso – è esemplificativa della nostra condizione, tanto quanto lo tsunami degli incendi boschivi, del dilagare delle discariche abusive e dei roghi tossici, del permanere periglioso dell’amianto nelle stesse strutture pubbliche, del crescere a dismisura degli invisibili, frutto del paradosso italico “ti salvo, ma ti ignoro”.
A Valentano, luogo simbolo della cultura “farnesiana”, con la sua straordinaria Rocca e il suo Museo Preistorico, legato agli insediamenti palafitticoli nel Lago di Mezzano, stiamo mettendo l’ennesima pezza allo sbraco continuo del sistema, dando un pessimo segnale a quanti tendono alla trasgressione, come fuga dalla realtà, magari scomoda, in cui tutti siamo calati. I diecimila emarginati aggregati, che hanno invaso proprietà pubbliche e private, violato vincoli, regole e leggi, che si continuano a sballare infischiandosene del mondo, pongono un problema che non è soltanto dell’immediato, della collettività del nobile ed antico Comune di Valentano, quanto d’ordine sociale, a fronte di coloro che sono a rischio per emulazione, afflitti dalla fragilità endemica che deriva dalla non cultura, dall’abbandono in cui abbiamo lasciato generazioni e generazioni, cresciute senza educazione civica, motoria, artistica; senza medicina scolastica. Adesso, mentre ancora quelli del “libero rave, liberi tutti” ancora bivaccano, “custoditi” dalle Forze dell’Ordine, in attesa che si decidano a togliere il disturbo , lasciando tonnellate di rifiuti nell’area naturale protetta, che hanno occupato a man salva, qualcuno e segnatamente il Governo del Paese, si deve far carico di iniziative adeguate per la sicurezza di tutti, per prevenire almeno il ripetersi di eventi del genere e di queste proporzioni, non dovuti al caso o al fato, ma ad una scientifica attività organizzativa, coordinata tramite i social e quindi nota per tempo. Altrimenti? Altrimenti faremo danni come quelli generati da Trump e Biden, campioni del cinismo e della incredulità, come adesso capita con il disastro Afghanistan.
“Palafitte” nel lago di MezzanoDentro lo scavo
Archeologia Viva n. 52 – luglio/agosto 1995
pp. 68-70
di Patrizia Petitti
Nei fondali del piccolo lago del Lazio proseguono le ricerche sugli abitanti che nell’età del Bronzo popolarono l’antica linea di costa
Il laghetto di Mezzano, non lontano da Valentano, nell’alto Lazio, è senza dubbio uno dei luoghi più suggestivi della provincia di Viterbo: lo specchio d’acqua, di dimensioni assai modeste (è profondo appena 40 metri) è quasi del tutto racchiuso da colline ripide e verdissime; soltanto a nordest i rilievi si aprono su un piano attraversato dall’emissario, il fiume Olpeta, che nel primo tratto in uscita dal lago prende il nome di Fosso delle volpi.
La scoperta di “palafitte” sui fondali di Mezzano si deve a un pescatore, Fortunato Sonno, l’amministratore della tenuta al cui centro di trova il lago. Questi, nel 1972, gettò l’amo in cerca di lucci e “pescò” due orcioletti di ceramica attribuibili all’età del Bronzo. L’anno successivo si procedette a una prima campagna di rilevamento e raccolta di materiali di superficie: i lavori vennero condotti , in collaborazione con la Soprintendenza archeologica per l’Etruria meridionale, da Claudio Mocchegiani Carpano, Maria Cristina Franco e Lamberto Ferri-Ricchi. Nonostante i risultati di notevole interesse, la Soprintendenza poté riprendere le ricerche, che sono ancora in corso di svolgimento, soltanto nel 1983. L’occasione per fare il punto degli studi è stata offerta da una mostra, “Vulcano a Mezzano”, realizzata per presentare il Museo della Rocca Farnese, in corso di allestimento a Valentano. […]
Ruggero Alcanterini

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